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Economia e lavoro | 15 ottobre 2025, 10:42

Cerence, 52 posti di lavoro a rischio: oggi la protesta davanti al grattacielo. “La Regione cerchi altre aziende interessate”

Prosegue la vicenda della multinazionale che vuole chiudere la sede di Torino, nonostante si occupi di tecnologie connesse all’intelligenza artificiale. L’appello di Cgil e Cisl: “Sono servizi che si possono applicare a molti settori”

Cerence, 52 posti di lavoro a rischio: oggi la protesta davanti al grattacielo. “La Regione cerchi altre aziende interessate”

Sono ormai settimane che vedono il loro posto di lavoro appeso a un filo: sono i 52 lavoratori della  Cerence, multinazionale Usa del settore automotive che ha deciso di chiudere la sua sede torinese, nonostante sia uno dei player di primo piano per quanto riguarda le applicazioni dell’intelligenza artificiale al mondo delle quattro ruote. Due persone, intanto, hanno già trovato un’altra sistemazione.

Incontro in Regione con Chiorino

Per la mattinata di oggi è stata fissata la convocazione da parte della vicepresidente della Regione, Elena Chiorino. Un appuntamento richiesto dai rappresentanti di Slc Cgil e da Fistel Cisl, accompagnato anche da un presidio di lavoratori davanti al grattacielo.

“Attrarre altre aziende interessate”

“Chiediamo all’azienda di mantenere il perimetro occupazionale e che vengano usati gli ammortizzatori sociali e che la Regione possa farsi da tramite con altre aziende del territorio interessate a questa tipologia di servizi. Sono attività che si possono applicare a molti altri settori e non solo l’auto: siamo la città dell’Intelligenza artificiale, in fondo”, dice Anna De Bella, segretaria regionale Fistel Cisl. “Si tratta di ingegneri, matematici, fisici - conclude - quindi professionalità di alto livello”.

“Azienda assente”

E Ivan Corvasce, Slc Cgil, aggiunge: “In attesa della fase amministrativa chiediamo che la Regione verifichi con l’azienda, che non si è mai presentata nemmeno in Comune, la possibilità di ritirare la procedura di licenziamento collettivo e tenere aperta la sede di Torino. In seconda battuta accedere alla cassa integrazione e porre attenzione a un ecosistema che sul territorio va salvaguardato. È interessante anche per altre società e privati”.

Massimiliano Sciullo

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