La mostra più attesa di questa fine di 2019 taglia il nastro in mezzo alle proteste degli agricoltori. Mentre in piazza Castello sventolano le bandiere giallo-verdi di Coldiretti, a Palazzo Madama Andrea Mantegna si manifesta in sordina, patendo i ritardi logistici causati dal presidio sotto la Regione Piemonte. Centotrenta opere, di cui sessantun prestiti (National Gallery di Londra e Metropolitan Museum di New York, per citarne alcuni), senza didascalie né luci adatte alla loro fruizione: tutto materiale “bloccato”, nel suo transito nel centro città, dal corteo dei lavoratori.
Non proprio un esordio splendente, per l’artista tra i più luminosi ed eleganti del Quattrocento italiano. “Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno”, annunciata in pompa magna un mese fa, apre ufficialmente al pubblico domani, giovedì 12 dicembre, offrendo un percorso conoscitivo del maestro rinascimentale dai sorprendenti esordi giovanili al meritato prestigio acquisito in casa Gonzaga.
Un lavoro di équipe - tra Fondazione Torino Musei, Città di Torino, Intesa San Paolo e Civita - iniziato solo un anno e mezzo fa, ma che, oltre alla selezione delle opere svolte dal comitato scientifico, ha scelto di puntare soprattutto su due elementi. La comunicazione dell’evento – affidata alla Camera di Commercio di Torino ed estesa fino alla Svizzera – e l’accessibilità per tutti i tipi di utenti, a cominciare dagli stranieri, grazie ai pannelli illustrativi nel percorso e l’installazione multimediale e immersiva che accoglie i visitatori nella Corte medievale al piano terra (in italiano, inglese e francese).
Sei sezioni che evidenziano i momenti salienti della carriera di Mantegna (apprendista di bottega nel 1441, autonomo e itinerante già dieci anni dopo): ammiratissimo da letterati e autorità dell’epoca, citato in diverse opere a firma Ariosto e Castiglione, tra gli altri, e al centro di un vortice culturale che ha in diversa misura influenzato la sua opera, cominciando dalla fascinazione per le civiltà antiche.
Un allestimento di pianta circolare, quello a Palazzo Madama, tuttavia poco arioso e a facile rischio “raggomitolamento”, che non rende giustizia ai capolavori presentati. Venti dipinti di Mantegna realizzati tra Padova e Mantova (le “Madonne” con bambino, “La resurrezione di Cristo”, “San Giorgio”, i ritratti, tra cui quello del cardinale Ludovico Trevisan), più disegni, lettere autografe e opere grafiche, accanto a una selezione di opera di Donatello, Antonello da Messina, Paolo Uccello, Giovanni e Jacopo Bellini e il Correggio.
“Questa mostra torinese – spiegano i curatori Sabrina Bandera, Howard Burns e Vincenzo Farinella – intende costruire una rappresentazione di quella che è stata la creazione più straordinaria di Mantegna, cioè l’originalissima immagine di se stesso in sessant’anni di carriera”.
“Ogni sua opera - continuano - testimonia infiniti rapporti culturali nel suo tempo quasi a 360 gradi, e può avere diverse chiavi di lettura. Come artista, gli interessava soprattutto la morale trasmessa dagli antichi greci e latini, e riteneva che la scrittura di Cicerone potesse educare e guidare anche la pittura”.
Per incentivare l'afflusso di visitatori da altre città, nel fine settimana l'orario di apertura della mostra sarà esteso fino alle 21. Una strategia pensata soprattutto per Milano e dintorni, a un'ora di Frecciarossa da Torino, per di più agevolata dalla scontistica prevista dalla carta "Abbonamento Musei" di Piemonte e Lombardia.
“Ringrazio il grande lavoro di squadra che è stato fatto dietro le quinte – commenta la sindaca Chiara Appendino –. Siamo certi che la mostra possa avere importanti ricadute sul territorio per tutto il 2020, soprattutto per la sua fruibilità. Quando abbiamo scelto di ospitare Mantegna, sapevamo di andare incontro a una grande sfida. Speriamo quindi susciti altrettanta curiosità in tanti visitatori e turisti”.