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Scuola e formazione | 04 giugno 2020, 20:44

Scuola, "Nella fase 2 post-lockdown poca attenzione ai bambini in età scolare e ai loro diritti"

I genitori dei ragazzi dell'istituto Tommaseo scrivono una lettera aperta alle istituzioni piemontesi. E invitano i genitori delle altre scuole a firmare anch'essi il loro appello

Scuola, "Nella fase 2 post-lockdown poca attenzione ai bambini in età scolare e ai loro diritti"

Un gruppo di genitori i cui figli frequentano l’Istituto Comprensivo "Tommaseo" di Torino scrivono alle istituzioni piemontesi una lettera aperta per esporre le loro preoccupazioni per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo dei figli.

"I nostri bambini e ragazzi - scrivono - in questi mesi di lockdown sono stati sottoposti a un forte stress emotivo, hanno mutato improvvisamente la loro quotidianità rimanendo chiusi in casa per due mesi e rinunciando a tutte le occasioni di socializzazione tanto preziose per la loro crescita. Il prolungato isolamento per alcuni è stata aggravato inoltre da condizioni familiari, abitative e culturali di grande fragilità, facendo emergere profonde differenze nel tessuto sociale. Alla fine sono mancate ai nostri figli le opportunità educative e di sostegno garantite dal gruppo e dalla comunità. E’ emerso più che mai che la loro crescita non è solo data da quanto imparano attraverso la trasmissione di nozioni online ma soprattutto attraverso le relazioni, le interazioni, le esperienze e le emozioni veicolate in presenza".

"Abbiamo letto la lettera scritta dai genitori dell’Istituto Comprensivo Ricasoli di Torino che già evidenzia le nostre stesse posizioni e di cui condividiamo le medesime preoccupazioni per la prolungata chiusura della scuola e una mancata pianificazione della riapertura. Ci rendiamo tutti conto che siamo in una situazione non ordinaria; a distanza di tre mesi osserviamo che ci si sta preoccupando legittimamente di molti problemi che si sono creati, soprattutto di carattere economico - sociale legati a negozi chiusi, lavoro che manca e che sarà difficile da intercettare, lutti e preoccupazioni… Ma ci chiediamo con una certa apprensione: 'La scuola quale spazio occupa in tutto ciò?'".

"In fase di riapertura delle varie attività ci pare che si stia tenendo in minore considerazione l’attenzione dovuta ai bambini in età scolare e ai loro diritti. L’intento della lettera è sollecitare i destinatari sulla valenza del problema e invitarli ad attivarsi per garantire il diritto allo studio ipotizzando soluzioni di accesso alla scuola attraverso una didattica in presenza. In questi mesi la DAD, attivata in tempi rapidi, pur con tante perplessità e fatiche si è rivelata utile nell’emergenza per mantenere un contatto scuola - famiglia. Purtuttavia è innegabile che i bambini sono stati privati di quella socialità indispensabile a un’equilibrata crescita affettiva e di un apprendimento profondo e costruttivo che la DAD non può colmare nel lungo periodo. Nulla toglie alla professionalità e all’inventiva degli insegnanti che si sono immediatamente attivati in mille modi sia per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento in questa fase emergenziale sia per far sentire ai nostri figli e a noi la loro vicinanza e il desiderio di appianare le difficoltà. Tuttavia ciò che per un periodo limitato può essere anche esperienza apprezzabile non deve, a nostro parere, diventare il futuro dei nostri figli".

"E’ innegabile che la DAD ha mostrato dei limiti, ha reso le differenze sociali, culturali e ambientali ancora più evidenti e soprattutto ha dimostrato che non è in grado di veicolare le emozioni e consolidare le relazioni, fondamentali nell’apprendimento. Per quanto gli insegnanti si siano attivati improvvisandosi attori e proponendo video lezioni e filmati il più possibile accattivanti e attività interattive, il rapporto con lo strumento è del tutto differente da quello che si instaura in un gruppo di pari attraverso la mediazione dell’insegnante, dove in questo modo la scuola diventa vita. L’apprendimento presuppone certo dei contenuti e delle nozioni trasmesse in modalità diverse, ma perché questi si consolidino e si sedimentino nell’alunno devono essere veicolati dalla relazione, attraverso un approccio empatico e in presenza. Non possiamo pensare ai nostri bambini come a dei vasi da riempire di conoscenze; sono persone piccole e hanno la necessità di confronto, di interazione, di contatto fisico e affettivo, di scoprire attraverso i sensi e non solo dal punto di vista visivo o uditivo attraverso filmati".

"Ci preoccupa molto notare che in questo momento l’attenzione del Governo e delle amministrazioni sia focalizzata unicamente su altri settori che hanno ripercussioni economiche più evidenti: sul turismo (indispensabile certamente) e sulle attività commerciali che ne conseguono, che non a soddisfare le necessità dei bambini di trovare ambienti stimolanti e soprattutto persone. Ci preoccupa molto vedere che ci si è dimenticati inoltre di noi famiglie, dei genitori che devono riprendere il lavoro e che allo stesso tempo hanno la responsabilità di seguire la crescita e l’apprendimento dei figli. Sono state poste in essere delle misure tampone (bonus baby-sitter, congedi parentali e ora un programma ancora vago sulle attività estive) tardi e in modo disorganizzato, poco chiaro e difficilmente fruibili a causa dell’intricata burocrazia. A fine aprile è stata costituita una Task Force per la ripartenza della Scuola ma ad oggi in Italia nulla è ancora stato proposto a differenza degli altri Stati Europei, dove con grandi cautele e misure straordinarie ci si sta occupando dei bambini e dell’importanza di riportarli al più presto a scuola in presenza. Ci chiediamo con sgomento perché non si pianifichi di utilizzare spazi ora chiusi come nel resto dell’Europa? Perché non si comincia già da ora a mappare a livello regionale, provinciale e comunale tutti gli spazi utilizzabili, ad attrezzarli e a renderli fruibili? Perché non si comincia a interpellare i dirigenti, gli insegnanti e le famiglie per organizzare un quadro orario, a fornire un protocollo di sicurezza e a formare tutte le persone coinvolte? Perché infine non si concorda con musei, associazioni, enti o università un utilizzo degli spazi presenti in città al fine di ripartire a settembre con la didattica in presenza? Ci rendiamo conto che è un lavoro organizzativo complesso e articolato che richiede tempo ma partendo subito ci sono tre mesi che possono essere utilizzati in modo proficuo per garantire una Scuola non solo di emergenza ma di qualità".

"Le amministrazioni, dimostrando grande senso di responsabilità nei confronti di tutta la Comunità e del Paese, hanno quindi il dovere di programmare e garantire la riapertura, dimostrando che i bambini sono considerati importanti e che la loro formazione futura è prioritaria per lo sviluppo di una società. Chiediamo con urgenza che le loro esigenze vengano ascoltate e che nella ripresa si riparta da loro. Chiediamo ai genitori, insegnanti, educatrici, educatori delle altre scuole torinesi e piemontesi di far circolare e sottoscrivere questa lettera al fine di far sentire la voce di chi ora non ne ha".

comunicato stampa

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