Non è bastato il peso politico, e di quota, di Torino per trasformare Smat da SpA in Azienda Speciale Consortile. L'assemblea, che dalle 16 è stata convocata presso lo Stadio Olimpico Grande Torino, ha bocciato a maggioranza la proposta: su 175 sindaci e delegati metropolitani, solo il 17% di presenti (pari al 67% quote) ha detto sì.
Una sconfitta politica già "annunciata" alla vigilia per Appendino e il M5S di Torino: la maggioranza della Sala Rossa si era espressa a favore del cambiamento della multiservizi che gestisce anche l'acquedotto del capoluogo, commissionando addirittura a Smat uno studio sulla trasformazione. Una delle cinque stelle del Movimento fondato da Beppe Grillo rappresenta poi l'acqua pubblica, a cui gli italiani dissero sì con un referendum del giugno 2011.
Passaggi ricordati dalla sindaca Chiara Appendino nel suo discorso, che però non sono bastati a convincere i soci.
"Sarebbe ipocrita - ha detto la prima cittadina - da parte della Città di Torino dire che potrebbe rinunciare da subito agli utili di SMAT ma, sicuramente, un percorso di trasformazione che consenta di aver il tempo di ammortizzare la riduzione dei dividendi fino alla totale cancellazione è la strada da percorrere. Seguire una strada che consenta di rassicurare e garantire ai dipendenti il mantenimento delle attuali condizioni contrattuali".
Sulla stessa linea l'assessore all'Ambiente Alberto Unia, che ha sottolineato come sia "prevalsa la linea della conservazione".
Favorevole alla conversione in società consentirle anche Nichelino. "Il mio impegno - commenta l'ex amministratore Diego Sarno, che ha accompagnato il sindaco Giampietro Tolardo - per evitare parziali o totali privatizzazioni dell'acqua continuerà. L'acqua non può e non deve anche solo rischiare di essere (o forse continuare ad essere) un asset per creare profitto e utili per aziende private".
Esulta per la bocciatura il collega del Pd in consiglio regionale Alberto Avetta, che dice: “Oggi abbiamo salvato la SMAT. E dobbiamo ringraziare la lungimiranza dei sindaci della nostra area metropolitana, che hanno evitato prevalesse un’incomprensibile ed irresponsabile idea che, se messa in pratica, avrebbe causato danni per gli anni a venire pregiudicando una delle più efficienti e virtuose aziende del nostro territorio”.
"La mutazione genetica del PD - attacca il Comitato Provinciale Acqua Pubblica Torino - è compiuta: il virus del mercato dei beni comuni ha devastato quell’organismo politico che ormai respinge ogni terapia che pregiudichi potere e profitto".