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Cultura e spettacoli | 27 settembre 2020, 19:00

Da De Chirico a Pistoletto, alla GAM il Novecento cambia veste: ecco il nuovo allestimento della collezione [FOTO]

A cura del direttore Riccardo Passoni, presenta 19 spazi con un taglio storico-artistico che segue le principali correnti del secolo scorso. Tutto il percorso è intervallato da sale personali dedicate. Leon: "Puntiamo sulla bellezza dei nostri musei"

Da De Chirico a Pistoletto, alla GAM il Novecento cambia veste: ecco il nuovo allestimento della collezione [FOTO]

La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino rinnova l’allestimento delle sue collezioni permanenti del Novecento con un nuovo percorso, "Il primato dell'opera", che, come suggerisce il titolo stesso, intende restituire la centralità all’opera d’arte.

Il nuovo ordinamento - "che certamente rimarrà nei ricordi di tutti", ha commentato il presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario, presentando il lavoro alla stampa - è studiato per permettere il confronto tra le opere esposte: le sequenze di dipinti, sculture, installazioni sono affiancate da poche informazioni essenziali che introducono alla lettura degli stili diversi, di generazione in generazione, che gli artisti hanno elaborato.

"Suddivise in diciannove spazi - ha spiegato il direttore Riccardo Passoni, che ha curato il restyling -, le opere sono raccolte privilegiando un taglio storico-artistico che segue le principali correnti del secolo appena trascorso. Abbiamo però anche voluto dare rilievo alla storia delle collezioni civiche nel panorama artistico torinese, nazionale e internazionale. In questo nuovo percorso, si trovano alcune sale personali, nate dalla volontà di restituire il valore indiscusso di alcuni artisti, insieme alla possibilità offerta dalle nostre collezioni di presentarli con opere importanti".

La prima sala è dedicata a tre delle figure che maggiormente hanno influito, su diversi piani, sulla principale arte italiana e internazionale del Novecento: Giorgio de Chirico, con la sua ricerca di una rappresentazione che fosse anche disvelamento filosofico; Giorgio Morandi, che ha sviluppato il culto della forma e delle sue illimitate varianti, in una sorta di disciplina concettuale; e Filippo de Pisis, che ha tramandato una lezione di libertà totale da condizionamenti di tipo accademico, ma anche da scelte avanguardistiche, creando quasi uno stile-ponte solitario tra Impressionismo e Informale.

L'ordinamento, sala dopo sala, ripercorre alcune fasi fondamentali della storia dell’arte, rappresentate dai capolavori della collezione: dalle Avanguardie storiche con le opere di Umberto Boccioni, Gino Severini, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Otto Dix, Max Ernst, Paul Klee e Francis Picabia, alle stimolanti proposte artistiche nate a Torino tra le due guerre mondiali dove scorrono le opere della maggior parte dei Sei di Torino; dalla riscoperta e influenza di Amedeo Modigliani sugli artisti torinesi grazie anche agli studi di Lionello Venturi che teneva la cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Torino, agli acquisti di dipinti e sculture per la collezione della GAM tra la fine degli anni Venti e tutti gli anni Trenta alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma.

La sezione dedicata all’Astrattismo italiano è rappresentata da artisti quali Fausto Melotti, Osvaldo Licini e Lucio Fontana, mentre le sale successive ripercorrono le vicende di Roma e la scuola di Via Cavour, indagano l’arte dopo Il 1945 tra Figurativo e Astratto e mostrano le sorprendenti acquisizioni di arte internazionale nel periodo post bellico nello spazio intitolato Per una Galleria Civica internazionale, dove troviamo artisti come Marc Chagall, Hans Hartung, Pierre Soulages, Tal Coat, Pablo Picasso, Jean Arp, Eduardo Chillida.

Gli anni Cinquanta sono stati, per quel che riguarda le ricerche sperimentali, gli anni dell’Informale, e anche la GAM conserva significativi esempi: dall’Informale di segno di Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi e Antonio Sanfilippo alla rappresentazione in chiave Informale del paesaggio e della natura di Renato Birolli, Ennio Morlotti e Vasco Bendini. Un Informale certamente più veemente e radicale fu quello di Emilio Vedova e anche l’arte torinese fu coinvolta in queste dinamiche, tramite Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino, o Paola Levi Montalcini.

Il facile linguaggio del New Dada e della Pop Art italiana e straniera (rappresentato tra gli altri da Piero Manzoni, Louise Nevelson, Yves Klein e Andy Warhol) cederà presto il passo ad un quadro rinnovato di concetti e materiali. Dopo un passaggio doveroso al Museo sperimentale di arte contemporanea - che arrivò in dono alla fine del 1965 alla GAM, composto da un fondo che conta oggi 364 opere -, il nuovo allestimento culmina nell’esperienza dell’Arte Povera. Sono così rappresentati tutti gli artisti del movimento teorizzato nel 1967 da Germano Celant: Pier Paolo Calzolari, Mario Merz, Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio.

Tutto il percorso è intervallato da sale personali dedicate: Felice Casorati, che ha lasciato una lezione indelebile nel contesto torinese e nazionale, Arturo Martini, che ha contribuito a cambiare le connotazioni della scultura italiana, Alberto Burri e Lucio Fontana, che hanno modificato la veste materica e concettuale della loro opera influenzando l’arte internazionale dopo la seconda guerra mondiale.

A Giulio Paolini, infine, è stato dato spazio per aver indicato l’esigenza di mantenere sempre un rapporto necessitante con la storia dell’arte, i suoi segni e richiami, e il loro valore per una vivificazione concettuale della forma.

"Questa è la forza della collezione della GAM - ha commentato l'assessora alla cultura Francesca Laon -: la volontà di innovarsi continuamente per ripresentarsi al proprio pubblico. Un luogo di ricerca dove l'opera è protagonista. Come città, dobbiamo puntare sulla bellezza dei nostri musei e i gioielli che contengono, perché, cambiando gli allestimento, muta ogni volta il punto di vista con cui è possibile osservarli".

"Sono grata alla Fondazione Torino Musei per aver contribuito con così grande entusiasmo alla ripartenza culturale dopo il lockdown - ha aggiunto la sindaca Chiara Appendino -. Ha dato la risposta migliore nel momento più opportuno. Le novità ora proposte sono convinta possano attirare nuovi pubblici, fungendo da stimolo per il domani dell'intero comparto". 

Manuela Marascio

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