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Eventi | 09 novembre 2020, 11:00

La Nouvelle Vague incontra l'estetica giapponese in "Indicibles", nuovo film di Luca Canale Brucculeri

Il regista torinese torna dietro la macchina da presa con un lungometraggio sull'incomunicabilità di coppia. Protagonisti Lorenzo Branchetti e Alice Lussiana Parente

La Nouvelle Vague incontra l'estetica giapponese in "Indicibles", nuovo film di Luca Canale Brucculeri

L’incomunicabilità come cifra esistenziale del nostro presente, attraversata da squarci sentimentali difficili da rattoppare e logorii di giovani anime alla deriva. Attinge al pozzo inesauribile di suggestioni poetiche francesi e orientali, il nuovo film del trentatreenne torinese Luca Canale Brucculeri, che torna con un lungometraggio dietro la macchina da presa dopo l’esordio a tinte noir di Onirica, lo scorso anno, riuscitissimo omaggio a Dario Argento.

Questa volta i motivi ispiratori hanno il sapore del quotidiano, delle sfide che giornalmente una coppia qualsiasi deve fronteggiare per costruire senza sosta un “noi”, arginando di continuo i debordanti individualismi dell'io. Indicibles, come evocano il titolo e la grafica della copertina (che strizza l’occhio a Bande à part e Masculin, féminin di Jean-Luc Godard), lascia delicatamente lambire i propri confini cinematografici dalla musa della Nouvelle Vague, ma con uno sguardo esteso fino ai grandi Maestri della settima arte giapponese, da Yasujirō Ozu a Kenji Mizoguchi.

Protagonisti sono Lorenzo Branchetti e Alice Lussiana Parente: una coppia, regista lui, attrice lei, immersa in una Torino sospesa, dalle tinte romantiche molto simili a quelle già affrescate da Canale Brucculeri nel corto Maggio (2018), dedicato ai suoi nonni. Due le location principali: un appartamento affacciato su piazza Cln – a pochi metri dal primo, emblematico luogo del delitto di Onirica – e lo splendido lungomare di Varazze, in provincia di Savona, che ha ospitato solo una sequenza, ma di grande impatto visivo.

Indicibles – racconta il regista – è nato in primis dalla voglia di tornare operativi, nonostante la situazione difficile che stiamo vivendo. Per questo ci siamo orientati verso una produzione piccola, con un cast ridotto. La regola base è stato il multitasking, infatti anche dei costumi mi sono occupato io. Ci siamo detti: dimostriamo che il cinema può andare avanti rispettando le limitazioni dettate dall’emergenza. In tanti hanno lasciato perdere, e chissà quando ricominceranno. Noi, invece, ci siamo attivati per realizzare le riprese in totale sicurezza. Abbiamo fatto tutti quanti la quarantena dentro l’appartamento torinese, casa dei due personaggi protagonisti, rispettando le normative stabilite per i set, e, fortunatamente, siamo riusciti a concluderle in tempo, prima che scattassero le nuove restrizioni dell’ultimo Dpcm. Ora il film è in fase di montaggio”.

Sull’orientamento sentimentale della nuova pellicola, Canale Brucculeri non nega le influenze e gli stimoli ricevuti: “Personalmente, avevo voglia di tornare alle atmosfere di Maggio, che, all’epoca, era piaciuto molto, e continua a girare e riscuotere consensi ancora adesso. Sono anche stato spronato da Nick Comoglio, che si occupa della colonna sonora. Più dell’horror, mi ha detto di puntare su quel tipo di ambientazioni. E, poi, Maggio per me rappresenta molto, a livello personale e affettivo”.

Ci tenevo anche a inserire gli ultimi studi e approfondimenti che ho fatto, a livello registico – aggiunge -. Sono un grande amante del cinema orientale, e, durante il lockdown, ho letto diversi libri che mi hanno fatto avvicinare ancora di più all’estetica di quel mondo così affascinante. Il mio intento era quindi di traslarlo nel contesto occidentale. Secondo Ozu, non esiste la grammatica del cinema, non ci sono regole canoniche, basta che ognuno, nel proprio film, rappresenti ciò che ha nell’anima. Ed ecco che, sperimentando le sue tecniche, è nata questa storia d’amore”.

Il film vede il ritorno come direttore della fotografia di Mattia G. Furlan, storico collaboratore di Canale Brucculeri, assieme a Francesca Riccardo e Greta Legora. Le musiche sono curate da Nik Comoglio del gruppo internazionale Syndone, mentre al reparto audio figurano Fabrizio Argiolas (che ha lavorato in La grande Bellezza del Premio Oscar Paolo Sorrentino) e Irene Grosso.

Il punto principale di tutta la storia è la non comunicazione – racconta ancora il regista -: quando due persone stanno insieme da tanto tempo, all’esterno sembrano una coppia apparentemente perfetta, ma dentro, in realtà, manca un dialogo effettivo. Il fatto di non riuscire a parlare o intrattenere una comunicazione non verbale, rischia di trascinare due amanti agli antipodi. Si crea quindi una situazione di sconforto, di morte, possiamo dire”.

Un gioco delle parti che fa leva anche sullo sfondamento della quarta parete e una narrazione “metateatrale”, per utilizzare il lessico pirandelliano, solleticando la corrispondenza tra persona e personaggio: “Sicuramente è un escamotage che mi piace molto impiegare nei miei film, e il fatto che i protagonisti facciano parte del mondo del cinema lo rivela fin da subito. Vorrei che lo spettatore fosse facilitato a entrare nei meccanismi del cinema, e, allo stesso tempo, il cinema direttamente a casa dello spettatore”.

Rapidità, sicurezza, pragmatismo. Un film girato in tempo record per cui non c’è stato alcun indugio, neanche al momento di comporre il cast. “Quando Luca mi ha telefonato, quest’estate, mi trovavo a New York, dove vivo da sei anni – racconta Alice Lussiana Parente, classe 1990, tratti nordici e florido curriculum di collaborazioni internazionali, talento in ascesa partorito dalla scuola d’arte drammatica Stella Adler Studio of Acting -. Avevamo già lavorato assieme in Onirica, e per me è stata una grande sorpresa. Ritrovarmi dopo diversi mesi di nuovo sul set, e per di più nel mio Paese natale, dove non lavoravo da due anni, è stata un’emozione grandissima. Il fatto di esserci isolati in un appartamento per rispettare tutte le precauzioni necessarie ha contribuito a instaurare un clima molto unito e intimo, di fiducia. Un’esperienza diversa da quella statunitense, dove i set sono grandi e dispersivi. Qui, invece, si è creata una piccola famiglia”.

È una storia d’amore comune e c’è molto di autobiografico, dato che il mio personaggio è un’attrice – spiega -. Tutte e due abbiamo vissuto i tipici alti e bassi delle relazioni. Già quando lavoravano sul testo provavo un forte senso di insofferenza nel trovarmi bloccata, impossibilitata a muovermi come avrei voluto. Ho messo quella stessa frustrazione nelle dinamiche della vicenda. Mi veniva in mente Lala land, dove Emma Stone interpreta proprio un’attrice: ecco, da un lato è un mondo che conosci benissimo, dall’altro è difficile non renderlo banale”.

Ora Lussiana Parente resterà a Torino finché la crisi pandemica non si affievolirà, confidando quanto prima nell’uscita del Piemonte dalla zona rossa. E osservando da lontano il periodo caldo delle presidenziali USA: “Onestamente le ho vissute male, queste elezioni – confessa -. Ho abitato negli ultimi sei anni là e ora non ho alcuna certezza su come andrà la mia vita, viviamo nel caos più totale. Di certo l’America ha subito una grande rottura, le due fazioni politiche hanno ormai dei fondamenti, alla base, diametralmente opposti. Spero comunque che riesca a ritrovare un’unità, quella di cui mi sono innamorata quando mi sono trasferita, e che ora faccio fatica a riconoscere. Vedo un Paese totalmente diviso, con diverse ferite da risanare”.

Accanto a lei, sul set di Indicibles, Lorenzo Branchetti, celebre volto di Milo Cotogno nella Melevisione e protagonista di successo di tanti altri programmi per ragazzi, già a fianco di Canale Brucculeri per la mini-serie Black Death (2017). “Luca mi ha contattato a giugno, avevo appena ricominciato a lavorare in tv dopo il lockdown. Non ci potevo credere! Il cinema è stato sempre un mio sogno, fin da bambino, ma poi il mio percorso lavorativo mi ha portato di più a frequentare le televisioni e il teatro", racconta.

"Il mio ruolo? Un ragazzo normale, della porta accanto, come si suol dire. Lo spettatore ci si può immedesimare. È molto diverso da quello che sono abituato a interpretare di solito. Credo comunque che mettersi in gioco, vestire nuovi panni sia una sfida costante, per il mestiere dell’attore. E Indicibles è stato anche stimolante perché mi ha permesso di approfondire la poetica della Nouvelle Vague, cui Luca si è ispirato, che non conoscevo così nel dettaglio. Interpreto un regista che si innamora di un’attrice durante un provino, e lei diventerà poi la sua musa. Sono felicissimo del feeling che si è creato all’interno del set, e anche fiero del lavoro svolto rispettando i protocolli previsti. Per questo vorrei fossimo un esempio per tutto il cinema indipendente: anche nel nostro ambiente si può lavorare sicuri”.

Indicibles è stato prodotto da May Film Studios in collaborazione con Film Commission Torino Piemonte, Città di Torino, Genova Liguria Film Commission, Regione Liguria, e verrà distribuito su Amazon prime Video USA e UK nel corso del 2021.

Manuela Marascio

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