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Economia e lavoro | 25 novembre 2020, 21:00

Juventus e Torino: lo stato di salute delle due torinesi

Il campionato è cominciato da alcune settimane, ma le due squadre torinesi, la Juventus e il Torino, non hanno ancora espresso il proprio potenziale, pur nella diversità di qualità della rosa e obiettivi.

Juventus e Torino: lo stato di salute delle due torinesi

Il campionato è cominciato da alcune settimane, ma le due squadre torinesi, la Juventus e il Torino, non hanno ancora espresso il proprio potenziale, pur nella diversità di qualità della rosa e obiettivi.

I granata, dopo una stagione altalenante, si sono affidati a Giampaolo, un “maestro” a detta di giornalisti e colleghi allenatori, ma che sta faticando non poco a trovare la quadra. La Juventus, nonostante qualche oggettiva difficoltà, è ancora tra le candidate, se non la principale candidata, alla vittoria dello Scudetto: basta guardare alle quote migliori dei bookmaker per accorgersi della fiducia nei campioni d’Italia.

Entrambe le torinesi, in ogni caso, hanno trovato difficoltà e raccolto perplessità:  perché la Juve di Pirlo ancora non convince del tutto? Perché il Toro, nonostante la rosa di livello, sta facendo meno punti di squadre meno blasonate e con rose meno buone?

La Juventus, Pirlo e gli “esperimenti finiti”

Dopo una stagione con Sarri, mai amato troppo nonostante la vittoria dello scudetto, la dirigenza juventina ha scelto Andrea Pirlo, un grande ex, per guidare la prima squadra (quando avrebbe dovuto allenare le giovanili). La scelta ha suscitato perplessità e qualche mugugno: come può un pur grande giocatore allenare una squadra di A senza la benché minima esperienza in panchina?

Pirlo è indubbiamente un fine conoscitore del mondo del pallone, è stato un fuoriclasse di rara intelligenza calcistica, ma dargli la panchina della Juventus, secondo molti addetti ai lavori, è stato un azzardo che i bianconeri potrebbero pagare caro.

Tuttavia, sappiamo bene che la dirigenza juventina, storicamente, non fa quasi mai le cose per caso. E dopo qualche settimana di assestamento, i risultati - quelli netti, secchi, tipicamente bianconeri - stanno arrivando.

Prima della gara, poi vinta 2-0, contro il Cagliari, il tecnico bianconero si è espresso così: “Gli esperimenti spero siano terminati. Ho avuto la possibilità di lavorare con giocatori super disponibili al dialogo e a qualche cambiamento tecnico-tattico, però prima diamo un’impronta energica e dritta e poi cambieremo qualcosa”.

Un’impronta energica e dritta: in altre parole, prima pensiamo al risultato, segniamo un paio di gol, mettiamo in cassaforte il risultato e poi si vedrà. “Di qui a Natale avremo dieci partite da giocare come delle finali. Voglio vedere una squadra che punta a raggiungere il risultato in ogni modo”. Insomma, la filosofia juventina sposata appieno: vincere è l’unica cosa che conta. Ecco perché pare che l’ex centrocampista si ispiri più ad Allegri che a Sarri: il pareggio dell’ultimo minuto contro la Lazio è un episodio che non deve ripetersi.

Intanto, anche alcuni giocatori stanno cominciando a entrare nei meccanismi di gioco di Pirlo. Se Cristiano Ronaldo è la solita certezza, se Cuadrado una piacevole sorpresa - non che gli altri anni abbia fatto male -, se Rabiot sembra piano piano tornare il centrocampista ammirato al PSG, ci sono alcuni giocatori che hanno faticato prima di capire come rendere al meglio. Morata, ad esempio: se nelle prime partite non ha reso quanto ci si aspettava, col tempo ha cominciato a macinare gioco e a segnare: durante la prima pausa delle nazionali, lo spagnolo ha lavorato duramente per capire come svolgere al meglio “i nuovi compiti, completamente diversi da quelli che mi venivano chiesti prima”.

Di lì in poi gol e prestazioni superbe: del resto, come ha sottolineato Pirlo, l’ex Atletico Madrid è “un giocatore forte, l’abbiamo preso per questo motivo. Adesso ha ritrovato forza e continuità”.

Invece, c’è chi ancora è in rodaggio: Federico Chiesa, ad esempio, non ha ancora messo a frutto del tutto le sue capacità, nonostante qualche buona prova e qualche assist. E se De Ligt e Alex Sandro, complici alcuni infortuni, hanno giocato poco, Dybala, anche a causa di qualche incomprensione col tecnico, non sta mostrando le sue doti come ci si aspetta. Partendo spesso dalla panchina, l’argentino fatica a entrare negli automatismi di gioco del tecnico bianconero. La speranza di tutti gli juventini è quella di rivederlo al più presto al massimo delle sue potenzialità, che sappiamo essere enormi.

 

Il Toro di Giampaolo: una squadra (ancora) incompiuta

Giampaolo, l’allenatore scelto da Cairo per rinnovare gioco e ambizioni del Torino, sta vivendo un momento professionale non certo idilliaco. Le prime giornate di campionato sono state difficili: la sconfitta in casa contro la Lazio, avvenuta in zona Cesarini dopo essere stati in vantaggio fin oltre il 90’, ha lasciato un segno indelebile. Per non parlare della sconfitta di domenica scorsa contro l'Inter a San Siro, con i nerazzurri che hanno rimontato due gol. Con soli 4 punti raccolti finora, il tecnico non può che essere in discussione. Le prossime gare diranno molto di lui e del suo Torino. Alcune partite sono al limite del proibitivo: contro la Roma all’Olimpico, contro il Napoli al San Paolo.

Tuttavia, Giampaolo ha ancora fiducia nella sua squadra. Dopo la vittoria contro il Genoa, l’ex tecnico del Milan ha parlato di partita “giocata con fede” dai suoi, segno di “qualcosa di serio e diretto nel loro rapporto”. Giampaolo ha infatti ribattuto alle critiche sostenendo di non aver mai abbandonato la squadra, di aver la piena gestione della squadra, di avere un rapporto vero con i suoi giocatori.

Resta il fatto che al momento i granata hanno raccolto poco, pochissimo rispetto alle aspettative. E qualcosa si deve pur muovere. Il Torino era partito con ben altre ambizioni rispetto alla salvezza: e se è vero che questo campionato è quanto mai bizzarro, è altrettanto vero che in primavera sia la dirigenza che i tifosi granata si aspettano di essere in ben altra posizione in classifica.

Qualche buon segnale, comunque, c’è: Lukic ha dimostrato tutta la sua bravura, soprattutto dietro le punte, dove contro il Genoa ha disputato un’ottima gara. “Lukic può fare tutto, il trequartista è il suo ruolo ideale perché sa giocare sul corto e attaccare la profondità”. Belotti segna e combatte, prendendosi anche qualche fallo di troppo, Singo la sorpresa più bella finora. Insomma, qualcosa di positivo c’è. Ma c’è da registrare la difesa, e soprattutto fare punti. Altrimenti il Torino rischia di diventare l’incompiuta della stagione. A Giampaolo, allenatore senza dubbio capace, l’onere e l’onore di migliorare gioco e risultati.

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