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Attualità | 04 gennaio 2021, 08:42

"In ricordo del mio grande amico": il libro su Paki per il canile rifugio di Alpignano

Esce domani il libreria il romanzo di Franco Plataroti dedicato al suo cane, scomparso lo scorso giugno. Parte del ricavato sarà devoluto in beneficenza alla struttura Il Bau

paki in un bicchiere

La copertina del libro "Paki in un bicchiere"

"Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato", scriveva Arthur Schopenhauer. E si snodano a partire dalla medesima consapevolezza le circa 80 pagine di Paki in un bicchiere, "biografia romanzata di un cane liberato da un canile", scritta da Franco Plataroti, insegnante di lettere torinese, in memoria del suo amico a quattro zampe scomparso alcuni mesi fa, all'età di 11 anni.

Già disponibile da inizio dicembre negli store online, uscirà domani nelle librerie, edito da Romanzi Nulla Die. Parte del ricavato sarà devoluto in beneficenza al canile rifugio "Il Bau" di Alpignano, gestito dall'Associazione Bastardini Odv, dove l'autore pratica volontariato. 

"I motivi che mi hanno spinto a scriverlo - spiega Plataroti, alla sua prima prova narrativa - partono innanzitutto da un'esigenza pratica e personale: avevo necessità di mettere su carta la memoria del mio grande amico. Ho cominciato subito dopo la sua morte, il 16 giugno, e, a luglio, il libro era già finito. Sono partito con l'idea di raccontare la sua vita, dal momento dell'adozione all'arrivo a casa, ma, andando avanti, mi sono presto accorto che questo lavoro stava assumendo connotati diversi, andava al di là delle finalità iniziali. Come se Paki fosse diventato un emblema dell'intero mondo animale".

E, così, le avventure del protagonista dal pelo fulvo, "approdato ai fasti di una vita mollemente borghese - ironizza l'autore -, giocata sul registro di una quieta quotidianità non esente da incursioni nel dongiovannismo animale o da avventure onirichesi", si intrecciano con quelle degli umani che l'hanno sottratto alla reclusione, donandogli una bonaria agiatezza. E, come sempre accade negli interscambi tra cani e padroni, gli insegnamenti tratti dai quadrupedi sono sorprendentemente segnanti, tanto da travalicare il confine tra i due regni.

"L'ho sempre considerato un mio alter ego - spiega Plataroti -. Descrivendolo, l'ho rivestito di tratti comici e grotteschi, evitando volutamente una venatura sentimentale troppo accentuata. Mi sono attenuto a fatti ed episodi realmente accaduti, e la scrittura mi è servita anche a sfogare tutta la rabbia nei confronti di fenomeni di violenza che troppo spesso colpiscono i nostri amici a quattro zampe. Tendiamo sempre a umanizzare i cani con cui abbiamo a che fare, mentre sono proprio loro, col tempo, a caninizzarci".

Nato a Torino, Plataroti, oltre alla docenza in un liceo artistico, è impegnato nella ricerca storiografica, per cui ha pubblicato opere relative all’assistenza sanitaria piemontese dell’Otto e del Novecento. Collabora inoltre con Girodivite, dove si occupa delle organizzazioni mafiose.

La donazione dai proventi delle vendite al rifugio di Alpignano realizzano una promessa fatta a Paki quando era ancora in vita. 

Manuela Marascio

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