Non si placa il dibattito sull'ipotesi della collocazione delle scorie nucleari in provincia di Torino. E dopo l'affondo delle scorse ore da parte dei promotori di una raccolta firme di "solidarietà" verso Carmagnola, è il sindaco di Cambiano, Carlo Vergnano, a rispondere.
Tutto è nato dall'iniziativa del consigliere Alberto Benna di raccogliere le firme per contestare l'ipotesi che Carmagnola ospiti un sito di stoccaggio di scorie radioattive nelle zone prossime alla frazione di Casanova. Un'iniziativa che però non ha raccolto l'appoggio del Comune. E il primo cittadino spiega perché.
Signor sindaco, quali sono stati i primi passi dopo l'annuncio sulle scorie nucleari?
"Appena avuta notizia che alcuni dei possibili siti di stoccaggio sarebbero ricaduti all'interno del territorio della Città Metropolitana di Torino, i sindaci, tra cui il sottoscritto, hanno partecipato ad una videoconferenza organizzata dalla Città Metropolitana, nel corso della quale è stata analizzata la situazione per cercare di capire meglio il contesto e di conseguenza quali potessero essere le contromosse da mettere in campo come territorio. Grazie all'intervento di alcuni tecnici esperti in materia, preso atto che non basta dire "NON A CASA NOSTRA" che è il significato di una raccolta firme, peraltro, come prevedibile, immediatamente strumentalizzata, bisogna cercare di portare ai tavoli istituzionali motivazioni tecniche valide e approfonditamente documentate".
Come ci si è mossi, in questo senso?
"Alcuni Comuni di maggiori dimensioni hanno messo a disposizione i propri tecnici immediatamente, visti i tempi ristretti in cui si sarebbero potute presentare osservazioni e controdeduzioni (60 giorni). Come zona omogenea 11 della CMTO una delle azioni sulla quale puntiamo e che potrebbe avere un peso importante è senza dubbio la creazione del Distretto del Cibo, un progetto che riguarda ben 23 comuni (i 22 della zona omogenea più Carignano che ha chiesto di farne parte pur appartenendo ad un'altra zona omogenea), sul quale stiamo lavorando da tempo e a cui stiamo cercando di dare il massimo impulso proprio per poterlo concretizzare nel più breve tempo possibile".
Perché non crede nella raccolta firme?
"Ciascuna delle 67 aree presenterà la propria raccolta firme, perché è naturale che avere un Deposito nazionale di scorie nucleari sul proprio territorio non piaccia a nessuno; ma non sarà certo il criterio del maggior numero di firme raccolte a poter incidere minimamente sulla scelta del sito (e su questo i tecnici presenti sono stati categorici), bensì solo delle approfondite argomentazioni tecniche, a maggior ragione alla luce di quanto presentato nel successivo tavolo del 20 gennaio in Regione Piemonte, nel corso del quale sono stati presentati da Sogin i criteri per la localizzazione del Deposito Nazionale".
Come andrà a finire, secondo lei?
"Dubito che ci sia qualcuno in grado di smontare con superficiali argomentazioni i criteri stabiliti dalla guida tecnica che è stata seguita nel processo di localizzazione".