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Sanità | 31 gennaio 2021, 15:48

Covid, il vaccino "selettivo" non basterà: le restrizioni alla mobilità fondamentali per combattere il virus

Lo dice uno studio del Politecnico di Torino con la New York University. Obiettivo: prevedere l'evoluzione del Coronavirus in modo da poter guidare le politiche sociali

La mascherina FFP2

La "mascherina", simbolo del distanziamento sociale durante la pandemia da Coronavirus

Il vaccino non basterà, o almeno non subito: le restrizioni, specie alla mobilità, resteranno infatti fondamentali per combattere il virus ancora per molto tempo. Almeno finché i vaccini saranno fatti su base "selettiva", cioè finché i vaccini saranno limitati alle persone ad alto rischio. Lo dice uno studio della New York University a cui ha collaborato anche il Politecnico di Torino.

Il gruppo di ricerca è stato guidato da Maurizio Porfiri della New York University Tandon School of Engineering e supportato dalla National Science Foundation, dalla Compagnia di San Paolo, dal MAECI, dall’European Research Council, e dalla Netherlands Organisation for Scientific Research. E ne fa parte il team guidato da Alessandro Rizzo del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino, che collabora dal 2012 con la New York University come Visiting Professor lavorando allo sviluppo di modelli per la diffusione di malattie infettive che tengano conto delle variazioni di attività e del comportamento umano. Oltre a docenti e studiosi della New York University e della Northern Illinois University, sul versante italiano il gruppo è arricchito dalla collaborazione di Lorenzo Zino, ricercatore della University of Groningen ed ex-dottorando del Politecnico di Torino, e del dottor Emanuele Caroppo, psichiatra dell’Università Cattolica e della ASL Roma 2.

Questo progetto, ancora in corso, si è concentrato sullo studio sulla città statunitense di New Rochelle - uno dei primi importanti focolai di COVID-19 nello stato di New York - che porterà a un modello utile a valutare l’efficacia di diverse strategie di contenimento del virus. Il modello incorpora elementi di dettaglio relativi alla sua diffusione in una popolazione statisticamente realistica. Insieme a variabili come test, trattamenti e opzioni di vaccinazione, tiene conto anche dell’interazione di altre malattie con sintomi simili a quelli del COVID-19.

Una sua caratteristica unica consiste nella possibilità di sondare i differenti approcci relativi ai test – negli ospedali o nelle strutture percorribili in auto – e le svariate strategie di vaccinazione che potrebbero conferire priorità ai soggetti vulnerabili. I processi decisionali delle autorità pubbliche potrebbero dunque trarre vantaggio da tale modello.

Lo studio ha portato ad alcune fondamentali conclusioni. I risultati suggeriscono infatti che dare priorità nei vaccini agli individui ad alto rischio abbia effetti marginali sulla riduzione dei decessi: per ottenere miglioramenti significativi servirebbe invece vaccinare un’alta percentuale della popolazione cittadina. È significativo, poi, che i benefici legati alle misure restrittive applicate durante la prima ondata superino largamente quelli di qualsiasi scenario in cui vengano applicate vaccinazioni selettive: nonostante la disponibilità di un vaccino il distanziamento sociale, le restrizioni alla mobilità e le altre misure preventive rimarranno strumenti fondamentali per combattere il virus.

redazione

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