Trentacinque realtà antifasciste, Lgbt, ambientaliste, sindacali e mediche torinesi unite in “Più di 194 voci” in difesa delle libertà civili. Una rete per l’autodeterminazione costituitasi ad ottobre, dopo le dichiarazioni dell’assessore regionale Maurizio Marrone sull’aborto, che all’epoca aveva annunciato di fermare la somministrazione della pillola abortiva Ru486 nei consultori e anche lo stop alla sua distribuzione in day hospital alla fine dell’emergenza Covid.
“Riteniamo – ha l’avvocato Fabiola Grimaldi, a nome delle altre realtà - che questo tipo di atteggiamento si situi in una logica di contrasto ai principi di autodeterminazione delle donne. A livello nazionale poi constatiamo una serie di tentativi di fare regredire il campo dei diritti civili: si pensi ad esempio al decreto Pillon o ad Allontanamento Zero”.
Da qui lo stimolo a riunirsi “in favore dell'autodeterminazione non solo nell'ambito della salute e della vita riproduttiva, ma anche del lavoro, integrazione sociale, cultura, ambiente e tempo libero”.
“Vogliamo essere – ha spiegato Grimaldi - un osservatorio ed un presidio dei diritti sul nostro territorio, da quelli sanitari, a quelli sessuali e riproduttivi vigilando sulla possibilità di accedere alla contraccezione, alla prevenzione delle infezioni e dei tumori dell’apparato riproduttivo, ad una buona cura della gravidanza e del parto, così come l’applicazione della legge 194”.
La rete vuole poi “stimolare iniziative per la promozione del lavoro con investimenti, pubblici e privati, per creare occupazione di qualità, investendo nei servizi pubblici per l’infanzia e per le famiglie che spesso sono una delle cause di difficoltà nell’accesso ma soprattutto alla permanenza delle lavoratrici nel mercato del lavoro. Vogliamo il riconoscimento del lavoro di cura e riproduttivo e del lavoro discontinuo/precario con l’emersione del lavoro informale/irregolare (80% media UE) nell’ambito della cura che è in capo alle donne per 75% e in particolare alle donne migranti”.