Nessun passo indietro sulla legge contro il gioco d’azzardo perché a vincere “possono essere Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra”. A dirlo è il presidente provinciale giovanile di Fdi Lorenzo Stella, che questa mattina con una delegazione di militanti ha organizzato un flash-mob davanti al Consiglio Regionale dove è di nuovo in corso il dibattito per la modifica della norma. Una protesta in linea a quella di ieri che ha portato in piazza Castello un pezzo di politica piemontese, insieme a diversi sindaci del territorio, e 23 organizzazioni tra cui Libera, Acli e Sermig e la Cgil.
A voler cambiare la legge approvata nel 2016 dalla giunta Chiamparino – che imponeva un distanziamento minimo delle slot da luoghi sensibili come compro oro, parrocchie, scuole e banche, oltre ai limiti orari – la Lega in nome della “difesa dell’occupazione”, “per garantire la sopravvivenza economica di 5.200 addetti”.
Se ieri Forza Italia aveva già preso le distanze dal Carroccio, sostenendo che le priorità “sono i vaccini, il lavoro e le riaperture, non sicuramente il gioco d’azzardo", oggi è il turno dei giovani di Fratelli d’Italia. “In un momento di crisi – spiega Stella durante il flash mob - come quello attuale la criminalità organizzata è il nemico principale e sul gioco non si può abbassare la guardia".
Gli esponenti del partito della Meloni hanno scelto di collocare una finta slot-machine davanti all’ingresso di Palazzo Lascaris per lanciare un messaggio. “Se si tolgono – sottolinea il Presidente - tutte le limitazioni al gioco d'azzardo a vincere possono essere Mafia, 'Ndrangheta e Camorra, che in questi anni hanno dimostrato di sapersi infiltrare nel gioco legale. Non mettiamo in dubbio che la maggior parte degli operatori del settore siano puliti, ma non possiamo ignorare le inchieste che stanno evidenziando, anche in Piemonte, pesanti infiltrazioni nel business delle slot "legali".
Dall’ultime relazione semestrale della DIA emerge come le slot possano essere usate come “strumento di riciclaggio” di denaro. “Inoltre l’infiltrazione del settore, - continua Stella - attraverso il collocamento delle apparecchiature nel territorio, concorre alla creazione di una “rete di pressione” funzionale all'estorsione ed usura".