Obelischi, stele, tartarughe e bambini: elementi che attingono al bacino della mitologia, delle storia antica e dell'umanità ancestrale, chiamati a raccolta per comporre una fitta Selva simbolica, ammaliante e avvolgente, nel cortile e nelle sale arredate del Museo Accorsi-Ometto. E' questa la nuova mostra accolta nel palazzo della Fondazione, in via Po 55, che vede protagonista l'artista franco-ceco Ivan Theimer.
L'allestimento, curato da Marco Meneguzzo, intende esaltare le caratteristiche espressive dell’artista nell’incontro con gli ambienti espositivi. L’accento critico è difatti posto non solo sulla simbologia della produzione, ma anche sul suo sviluppo plastico in verticale, figurativo, ridondante e vagamente rétro.
Nato nel 1944 a Olomouc, in Moravia, Theimer, in seguito all’invasione sovietica del 1968, lasciò il suo Paese per stabilirsi a Parigi. Negli anni Settanta si distinse con una seria di mostre nel vivace ambiente artistico della capitale francese, tanto da essere invitato alla Biennale di Venezia alla fine del decennio. Nel 1989, quando la Rivoluzione di velluto e l’elezione di Václav Havel a nuovo presidente portarono al tanto auspicato cambiamento politico, Theimer riprese i contatti con il suo Paese d’origine, partecipando con entusiasmo al clima di rinnovamento. A ricompensare il suo ritorno fu lo stesso Havel, che decise di dedicargli una grande mostra antologica al Belvedere del Castello di Praga, nel 1996.
Tra i maggiori ispiratori della sua poetica, lo scrittore ceco Bohumil Hrabal, autore dai mille mestieri (telegrafista, capostazione, operaio in una fabbrica di birra e agente assicurativo), ricordato come una personalità fuori dal comune nel panorama narrativo posto sotto censura dopo la Primavera di Praga. Molto apprezzato da Mitterand e Chirac, Theimer, nel corso della sua carriera, ha realizzato tre monumentali obelischi per l'Eliseo: lavori imponenti, ma sempre trattati con il dovuto rispetto del contesto storico, culturale e geografico di riferimento.
Lo dimostra la serie di obelischi che accoglie il pubblico nel cortile del Museo Accorsi-Ometto, a fare da cornice a un gruppo scultoreo di bambini che gioca. Su di essi trionfa la scultura di Arione, un unicum nella produzione di Theimer. La galleria del museo, invece, è dedicata ad alcuni quadri caratterizzanti la sua pima produzione, i cosiddetti trous (buchi), e a una serie di disegni su carta.
"Ho portato avanti una riflessione sul senso di sradicamento dall'infanzia all'età adulta - ha spiegato l'artista, presente a Torino per l'inaugurazione della mostra -, che corrisponde anche all'allontanamento della mia terra d'origine. Quando eravamo piccoli si faceva la sepoltura degli uccellini morti in inverno, si scavavano buchi che poi servivano anche per ripiantare nuovi alberi e vedere la vita germogliare ancora".
Dopo la Sala Tartaruga dedicata a Ercole e al suo mito, il Salone cinese vede la rappresentazione scenografica della “selva simbolica” con le opere concentrate al centro e svettanti verso il soffitto, creando una sorta di foresta di obelischi. Il visitatore si ritrova così immerso in uno spazio etereo, ma coinvolgente, che gli permette di isolarsi dallo spazio museale. "Sono sempre stato appassionato di antico Egitto - ha spiegato Theimer -, ma in generale di tutta la mitologia. Ho iniziato a disegnare da ragazzino, e ricordo che mia madre la sera mi dava da leggere libri sui miti indiani. E' morta mentre io ero in Francia, poi sono andato in India apposta per ritrovare le mie radici e riscoprire quella classicità che ricorre in tutte le epoche e accomuna le civiltà".
Il museo accoglie altre opere bidimensionali dell’artista, come i d’après di grandi pittori del passato e il bozzetto del monumento per il bicentenario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, eretto in Champ de Mars a Parigi nel 1989. Il percorso espositivo si conclude con dei pilastri/lampade e gli acquerelli di viaggio dedicati ai luoghi visitati dall’artista nell’arco della sua vita, osservati con uno sguardo attento e appassionato sul rapporto dell’uomo con la natura e lo spazio.
Amante dell'opera lirica - grazie agli influssi benevoli di uno zio tenore, Theimer negli ultimi anni ha creato numerose scenografie per i teatri. Oggi vive fra Parigi e Pietrasanta e continua a viaggiare alla ricerca di paesaggi suggestivi da dipingere con i suoi acquerelli.