Una grande sala vuota, nel giorno del confronto tra chi sostiene il vaccino e chi invece professa ogni giorno la sua contrarietà. Dei tanti medici e infermieri no vax presenti a Torino, quasi nessuno ha raccolto l’invito del Dirmei e dell’Ordine dei Medici a un incontro di approfondimento sull’argomento.
La sala vuota e il medico che non si vaccina
Solo quindici persone, di cui solo due intervenuti, si sono collegate online, i più attraverso nickname o pseudonimi. L’eccezione è Tommaso Cervino, medico di famiglia, che pur consigliando ai suoi pazienti di vaccinarsi ha scelto di non ricevere la dose a cui avrebbe diritto. Il motivo? Una paura personale, legata a motivi di salute. “Dei pazienti che ho in carico io, solo uno è morto di Covid e l’ha preso in ospedale: li curo con il cortisone” ha affermato il medico di famiglia. La risposta di Giovanni Di Perri, responsabile dell’Amedeo Di Savoia? “Il cortisone va bene in una fase avanzata della malattia, non prima: fungerebbe da immunodepressivo”.
17.000 dottori, infermieri e oss no vax
Comunque il dottore è salito sul palco, raccogliendo l’invito che tutti gli altri suoi colleghi hanno lasciato cadere a vuoto. E di colleghi no vax, tra medici, infermieri e oss, ve ne sono ancora tantissimi. 17.000 circa, in Piemonte: “E’ un’assenza deludente e significativa, chi è assente ha sempre torto. Volevamo confrontarci con le loro opinioni, con chi ritiene che non vaccinarsi sia una strada percorribile” ha affermato Antonio Rinaudo, commissario del piano vaccinale della Regione Piemonte.
Rinaudo: “I medici rinunciano alla sospensiva al Tar”
Rinaudo ha poi annunciato che i medici hanno rinunciato alla sospensiva al Tar: “Ora bisogna vedere se vogliono andare avanti, si vocifera che vogliano rinunciare al giudizio”. La procedura per il personale sanitario no vax rimane quindi tracciata: o i soggetti si vaccineranno, in ottemperanza alla normativa, o se non lo faranno entro il termine fissato verranno segnalati prima all’Ordine dei Medici che segnaleranno al datore di lavoro.
A quel punto spetterà al datore la ricollocazione in un ambito in cui il non vaccinato non sia in contatto con persone fragili, sino alla sospensione fino al 31 dicembre. “La tutela della vita è più importante di ogni cosa, l’obbligo alla vaccinazione è in linea con la nostra costituzione e per quanto riguarda i medici anche rispetto al giuramento” ha concluso Rinaudo.