Quindici anni di Festa, per la Fiom di Torino. Ma con il passare del tempo non mancano le emergenze, nel mondo del lavoro cittadino. Anzi, emergono nuove problematiche legate all'attualità come il tema del Green pass, ma non solo.
Ci sono gli esuberi (almeno 200 solo alla Lear, ovvero quasi la metà dei dipendenti attuali) e un effetto del blocco dei licenziamenti che andrà a finire. Mentre i numeri da fare tremare i polsi sono quelli a consuntivo: 370 le fabbriche metalmeccaniche che hanno chiuso in dieci anni e 32mila i posti di lavoro spariti, nel Torinese. Almeno 5000 solo nel mondo Stellantis.
Il programma della due giorni
La sede sarà (soprattutto, ma non solo) la Società operaia di Beinasco. Due giorni, il 9 e 10 settembre, "nella speranza dal prossimo anno di liberarci dal fardello del Covid", spiega Edi Lazzi, segretario di Fiom Cgil Torino. Tra gli ospiti, la segreteria della camera del lavoro di Torino, Enrica Valfrè e Francesca Re David, segretaria nazionale Fiom. "Non si può diventare cassintegrati di professione - dice Lazzi - e se da un lato va bene non perdere il posto, dall'altro bisogna pensare a tornare al lavoro".
Stellantis internalizza?
Intanto in Stellantis sembra andare avanti il processo di internazionalizzazione. Delle lavorazioni, ma anche dei servizi (a cominciare da quelli di pulizia). "Non ci sono certezze e i referenti non sanno dare risposte concrete, forse perché non lo sanno nemmeno loro, visto che tutto sembra centralizzato e verticistico. Ma per noi i lavoratori sono tutti uguali, dentro e fuori dalla fabbrica. E i loro posti vanno tutelati", dice Lazzi
Il paradosso del monopattino
Intanto, nel mondo automotive locale, c'è addirittura chi ha valutato l'idea di dedicarsi all'assemblaggio dei monopattini, in assenza di commesse della componentistica auto. "Lo sappiamo in via ufficiosa - dice Lazzi - quindi non facciamo nomi. Ma è un segnale preoccupante".
L'estate e l'incubo del green pass
L'estate poi ha portato con sé "l'incubo green pass. In pieno periodo ferragostano, è esplosa una fibrillazione che ancora resiste perché il governo non si vuole prendere la responsabilità. Probabilmente lo faranno, con ritardo, perché non si può aggirare l'obbligo vaccinale con il green pass. Obbligo che ci può anche stare, ma fin qui hanno scaricato sul privato e sui lavoratori (comunque vaccinati all'80%) tutta la gestione della vicenda, aprendo a discussioni e divisioni anche accese. Come non bastasse la crisi".
Riforme e libri sui problemi del lavoro
Un altro tema caldo è la riforma degli ammortizzatori sociali ("Il governo deve ascoltare le parti sociali, incluse le imprese"), mentre avrà fini benefici la pubblicazione del libro "Buongiorno, lei è licenziata", il cui ricavato sarà destinato al Gruppo Abele. "Abbiamo intervistato dieci donne, perché ci sono categorie come le donne che hanno pagato la crisi più di altre. Alcune di loro sono riuscite a ricollocarsi, ma la precarietà è senza dubbio aumentata".
Il confronto con i candidati sindaco
"Torino può uscire dalla crisi, ma solo se decide di rilanciare il suo settore più importante: l'automotive. Questo senza dimenticare turismo e altri settori, ma è la grande industria che può fare da traino e creare specializzazione", dice Lazzi. Ecco perché, il secondo giorno di eventi, vedrà davanti a Mirafiori, alla porta Due, il confronto (anche) su questi temi con alcuni dei candidati sindaco. "Ci saranno D'Orsi, Lo Russo e Sganga, mentre Damilano ha rifiutato", dice il segretario Fiom torinese. "Secondo me perde un'occasione: chi vuole fare il sindaco dovrà comunque occuparsi del tema del lavoro".
Il referendum, dieci anni dopo
E con il 2021 sono passati dieci anni dalla consultazione voluta da Sergio Marchionne per un nuovo contratto nel Gruppo del Lingotto. Il bilancio? "Il referendum a Mirafiori ha peggiorato la condizione lavorativa delle persone, in uno scambio con nuove produzioni e piena occupazione che non c'è mai stata. Sono 14 anni consecutivi che quei lavoratori sono in cassa integrazione. Non è importante però dire chi aveva ragione e chi torto, ma è evidentemente il disimpegno di Fiat su Torino, mentre la città può dare tanto".
Il risultato ottenuto fin qui? "Aver ottenuto dalle istituzioni la presa di coscienza di un problema a Torino, con la nascita di un tavolo che adesso però deve portare a qualche risultato, non solo con la fabbrica di microchip. Può essere una strada, ma soprattutto serve mantenere quanto abbiamo. Bisogna riuscire a parlare con Tavares e convincerlo della bontà delle nostre doti e del territorio nel suo insieme".