“Sono indubbiamente molte le cose negative legate al Covid, eppure questa situazione ci ha lasciato un compito importante: ha mostrato la necessità di portare avanti gli incontri fisici e, in questo orizzonte, il teatro assume un ruolo determinante”. Ne è convinto il pinerolese Guido Castiglia, attore, regista e direttore artistico di Nonsoloteatro.
“Se per gli adolescenti abbiamo creato anche degli spazi di dialogo e scambio, per i più piccoli, le emozioni suscitate da uno spettacolo teatrale rappresentano una vera e propria liberazione. E questo lo abbiamo notato durante gli spettacoli de ‘L’isola dei bambini’ di questa estate – argomenta –. Questo perché hanno conosciuto uno stato emotivo che normalmente non si conosce alla loro età: la nostalgia. Non si tornerà più come prima, anche se col tempo ci potrà sembrare tale: nell’intimo delle persone, soprattutto nei bimbi e negli adolescenti, il distanziamento ha provocato delle ferite che sì, si rimargineranno anche velocemente, ma che hanno lasciato delle cicatrici. È compito di chi si occupa di ragazzi e di arte indagare bene per continuare a parlare a loro, creando degli spettacoli che trattino del loro vissuto e del forte desiderio che hanno provato di tornare alla libertà”.
Un lavoro di questo tipo, Castiglia è già riuscito a farlo grazie al ruolo di docente del corso ‘Drammaturgia di relazione. Principi fondamentali del teatro ragazzi’ nel Master in ‘Pedagogia e Teatro’ presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna, che ricopre dal 2019: “Un progetto nato grazie all’isolamento e che si è svolto tutto online è ‘FramMenti di un tempo sospeso’, a cui hanno partecipato 216 ragazzi provenienti da Pinerolo, Torino, Belluno, Bologna, Mantova, Perugia, Todi e da altre città d’Italia, mettendo in relazione la scrittura drammaturgica e l’educazione alla letteratura in ambito scolastico”. L’obiettivo principale del progetto è stato “ascoltare le riflessioni, le emozioni ed i desideri che gli adolescenti stavano vivendo durante il periodo di distanziamento fisico, sociale ed emotivo. Abbiamo cercato di far emergere il loro immaginario attraverso la scrittura drammaturgica: un lavoro svolto con costante attenzione, sia durante il confronto che nella stesura del racconto. Siamo partiti dalle interviste agli insegnanti, raccogliendo le loro osservazioni sui ragazzi, e ci siamo poi rivolti direttamente agli studenti, indagando soprattutto i loro stati d’animo”.