Il 15 ottobre è alle porte. Quella che comunemente può essere considerata una data “qualsiasi”, quest’anno non può essere considerato un giorno come un altro: domani, infatti, entrerà in vigore l’obbligo di Green Pass per frequentare luoghi di lavoro.
Una novità non da poco, che rischia di creare problemi al circa mezzo milione di cittadini piemontesi in età lavorativa non vaccinati. Si spiega così l’assalto alle farmacie avvenuto nelle ultime ore. E’ in corso da ieri e proseguirà verosimilmente anche la lunga processione per effettuare un tampone rapido che, se ne negativo, permette di ottenere un Green Pass temporaneo di 72 ore.
Lunghe code in farmacia, i lavoratori non vaccinati scelgono il tampone
Tra proteste e polemiche, appare chiaro che questa sembra essere la strategia scelta dai lavoratori non vaccinati per potersi recare al posto di lavoro. Un esodo che preoccupa in primis le farmacie: se da una parte il presidente di Federfarma Massimo Mana aveva già dato piena disponibilità in questa fase, la richiesta di liberalizzare gli orari di apertura è stata bocciata senza appello. Il risultato? Lunghe code fuori dai tendoni bianchi in cui è possibile effettuare i tamponi rapidi.
Tamponi, chi li paga?
Mentre il Governo discute se far pagare i test alle aziende, ai lavoratori o farsene carico direttamente, anche a livello locale infervora il dibattito su chi dovrebbe pagare i tamponi. Ieri era stato Paolo Damilano, nella doppia veste di imprenditore e candidato sindaco, a parlarne per primo: “Io per le mie aziende sono disponibile a pagarli di tasca mia, ma il tema non è quello: il tema è che bisogna decidere se continuare a vaccinare o no. Questa continua incertezza finisce per alimentare rabbia, il disagio sociale ed economico”.
“Io sono a favore dell’obbligo vaccinale, nel momento in cui gli organi di competenza a livello europeo e mondiale ci dicono che ci sono i requisiti. Dai risultati mi sembra che sia così” aveva affermato Damilano.