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Attualità | 19 ottobre 2021, 20:38

Cappella San Giovanni Bosco, l'Asl Città di Torino alla diocesi: "Chiusura sacrificio indispensabile per salvare vite"

"Saranno spostati, in sicurezza e sotto la direzione della critica d’arte Daniela Magnetti e la supervisione della Sopraintendenza, gli arredi sacri di marmo in un centro idoneo ad accogliere le opere d’arte"

cappella del san giovanni bosco

Cappella del San Giovanni Bosco, l'Asl Città di Torino replica alla diocesi

L'arcidiocesi di Torino si era lamentata ieri, con una nota ufficiale, dello smantellamento della cappella dell'ospedale San Giovanni Bosco, con la denuncia di una mancata risposta da parte delle autorità sanitarie e politiche alla lettera inviata a fine agosto da mons. Cesare Nosiglia.

A poco più di 24 ore di distanza, è arrivata la replica da parte dell'Asl Città di Torino: "L’epidemia SARS-CoV-2, che ha determinato un aumentato ricorso all’utilizzo di posti letto ad elevata intensità, ha evidenziato da subito la necessità urgente di incrementare i posti letto ad alta intensità. Per l’Ospedale San Giovanni Bosco sono stati previsti 12 posti letto di Terapia Intensiva e 16 di Terapia Semi-Intensiva. La possibilità di disporre di nuovi posti letto di trattamento intensivo, al di là delle necessità legate alle ondate epidemiche SARS-CoV-2, è anche rispondente alle esigenze delle attività che l’ospedale deve garantire parallelamente alla gestione di eventuali eventi epidemici".

"Per la realizzazione dei posti letto di alta intensità previsti è già stato messo a punto un programma di riorganizzazione delle attività dell’ospedale, al fine di rispettare la tempistica definita dai provvedimenti nazionali e regionali. La Cappella dell’Ospedale, collocata al 7° piano, occupa una superficie di circa 640 mq., si estende in altezza per ben due piani e rappresenta una irrinunciabile risorsa per i progetti di sviluppo dell’ospedale, che ne prevedono il riuso per attività sanitaria, in un presidio ospedaliero al limite della capienza", viene spiegato dall'Asl Città di Torino.

"Mi dispiace per la polemica che è scaturita in merito alla riconversione della Cappella in area per posti letto ad alta intensità di cura, ma ancor di più mi dispiace non sentir parlare mai dei pazienti, di chi soffre e di chi muore per mancanza di posti letto o di cure adeguate - esordisce il dott. Sergio Livigni, Direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’ASL Città di Torino - Dal 22 febbraio 2020 mi occupo di pazienti Covid e l'ASL Città di Torino si è impegnata, fin dal primo giorno, a cercare soluzioni per contenere i disastri della pandemia: il Covid Hospital alle OGR, un’intera manica dell'Ospedale Oftalmico, l’Ospedale Martini trasformato in Covid Hospital, i posti aggiuntivi al Maria Vittoria, all’Amedeo di Savoia, al San Giovanni Bosco”.

Da intensivista - continua il dott. Livigni - ricordo che, nella Regione Piemonte, da 327 posti letto di Terapia Intensiva abbiamo convertito aree destinate ad altri usi (vedi blocchi operatori) fino ad avere 614 posti letto di Terapia Intensiva occupati”.
Il DL 34 del 2020 ha previsto un aumento di 300 posti letto per la Regione Piemonte, di cui 12 al San Giovanni Bosco; inevitabile, secondo l'Asl Città di Torino, questa scelta: "nonostante oggi la situazione sia più controllata, non sarebbe giustificabile una carenza di posti letto nel caso di un'eventuale quarta ondata o altra emergenza/epidemia. Rinunciare a posti letto significherebbe accettare di perdere vite umane".

Sull'altro punto sollevato dall'arcidiocesi di Torino, l'Asl ha spiegato: "Analizzata tutta la documentazione agli atti ed appurata la proprietà dell’immobile e degli arredi sacri, si è provveduto a spostare, in sicurezza, sotto la direzione della critica d’arte, dott.ssa Daniela Magnetti e la supervisione della Sopraintendenza, gli arredi sacri di marmo in un centro idoneo ad accogliere le opere d’arte. Sarà inoltre presto convocato un apposito tavolo tecnico, alla presenza dei diversi stackolder, a vario titolo, coinvolti, primi fra tutti la Curia, per lanciare un concorso di idee per restituire alla cittadinanza gli arredi sacri nel luogo più idoneo possibile ed accessibile a tutti, che tenga conto della storia e della finalità di tali opere, senza rinunciare alla salute dei cittadini", conclude la nota dell'Asl.

comunicato stampa

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