"Personalmente ho deciso di fare un appello a tutte le aziende cristiane e cattoliche perché ci sia una risposta comunitaria: anche fossero pochi, a essere scelti, se si mettono insieme tante imprese si può forse trovare una soluzione. Anche se non tocca a me: ci vogliono i sindacati e le persone che si interessano di questo discorso. Ma soprattutto il ministero".
A meno di due settimane dalla fine degli ammortizzatori sociali, l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha incontrato ancora una volta una rappresentanza dei lavoratori ex Emrbaco di Riva di Chieri. Un incontro informale, in piazza Castello (dove alcuni di loro da mesi hanno installato una tenda, ribattezzata la Tenda Lavoro Torino), ma l'ultimo di una lunga serie che testimonia l'impegno dell'alto prelato a favore di queste persone che da quattro anni si trovano alle prese con una dolorosa vertenza.
"Bisogna offrire una risposta a queste persone esasperate"
"È chiaro che l'appello vale per tutte le aziende - aggiunge Nosiglia -, ma io sono un vescovo e quindi mi rivolgo alle imprese che si ispirano alla fede cristiana. A coloro che sentono come un dovere importante e fondamentale aiutare gli altri, ma il discorso è anche economico e non c'entra solo la fede. Ma spero si senta una partecipazione che possa in qualche modo offrire una risposta a questi operai che sono in condizioni esasperate".
L'ipotesi di nuova cassa
Da qualche giorno, anche se non tutti concordano con questa interpretazione, c'è chi spera in una nuova forma di ammortizzatore sociale per ricollocamento, che sarebbe stato inserito nell'ultima Finanziaria. "Se c'è la possibilità di fare una cassa che duri altri 12 mesi, ben venga. Così si potrebbe avere tempo per cercare una soluzione - dice ancora l'arcivescovo -. Ma non basta: si tratta di quattro anni, non di pochi mesi e hanno ragione a essere esasperati e a sentirsi abbandonati da tutti. È una situazione che non può essere accettata: bisogna trovare una soluzione e in fretta".
La stoccata al Governo e al Mise
Intanto le parti attendono una nuova convocazione dal Mise per fare il punto della situazione. E Nosiglia non risparmia qualche critica: "Con Giorgetti ho parlato più volte e lui mi ha sempre detto che servivano aziende a mettersi in gioco e che avrebbero avuto il supporto del Governo. Ma di fatto, poi, non è che si sia riusciti a trovare imprese interessate". E ancora: "Bisogna ascoltare questi lavoratori, senza fare promesse che poi non vengono mantenute. Dopo quattro anni sono in condizioni esasperate e il Governo deve intervenire per fare quello che deve fare e dare una risposta adeguata".
"Queste persone non chiedono altro che lavorare"
"Sono solidale con loro, le loro necessità sono vere e quello che soffrono lo pagano sulla loro pelle. Gli altri fanno discorsi su aspetti che possono anche sembrare importanti, ma poi sono promesse che non si mantengono", ha ribadito Nosiglia. "Quando vedo queste cose, mi chiedo come possa un Paese che viene messo al primo posto per il lavoro trovarsi in questa situazione. Queste persone non chiedono nulla più che lavorare e se non si può offrire loro questa possibilità, che Paese siamo?".