Dichiarando inammissibili i ricorsi di quasi tutti gli imputati, la Cassazione ha chiuso il maxi processo per l'ondata di proteste anti-sfratto che ebbe luogo a Torino per iniziativa di anarchici e antagonisti fra il 2012 e il 2014.
Le condanne sono 23 a pene che oscillano fra i nove mesi e i 2 anni, tre mesi e 15 giorni di reclusione; in due casi i giudici hanno operato una leggera riduzione. Il processo riguardava i cosiddetti 'presidi di solidarietà sociale' allestiti per impedire lo sfratto, da parte degli ufficiali giudiziari, di inquilini in gravissime difficoltà economiche: si creavano tensioni che a volte diventavano scontri con le forze dell'ordine. Tra i reati contestati figuravano violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, ingiuria, oltraggio, violenza privata, sequestro di persona.
La sentenza d'appello fu pronunciata il 2 marzo 2020. Gli Ermellini, dopo avere preso atto che i giudici piemontesi sottolinearono il "ricorso generalizzato alla violenza" da parte dei dimostranti, hanno ribadito che "i fatti non possono considerarsi direttamente funzionali all'affermazione di motivi sociali generalmente condivisi o al perseguimento di valori fondanti uno Stato democratico".