Proseguirà fino al 27 marzo al Museo Garda di Ivrea la seconda delle sei mostre del ciclo “Olivetti e la cultura nell’impresa responsabile”: "Olivetti e l'arte: Jean Michel Folon".
Questa esposizione rientra nel grande progetto di valorizzazione del patrimonio storico artistico, oggi di proprietà TIM, che Olivetti ha raccolto nell’arco di alcuni decenni, in particolare a partire dal periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale e sino alle soglie del XXI secolo, un patrimonio composto da centinaia di opere d’arte (dipinti, sculture, multipli d’arte, litografie e manifesti a tiratura limitata) di grandi artisti e designer del XIX e XX secolo meglio conosciuto come la “Collezione Olivetti”.
Dopo il successo della prima delle mostre in calendario, questa seconda esposizione è dedicata all'esperienza dell'artista belga Folon, caso paradigmatico dei rapporti tra la società Olivetti e gli artisti contemporanei. La mostra ripercorre quasi trent’anni di collaborazione tra l’artista che disegnava con innocenza drammatica il destino dell’uomo a lui contemporaneo e l’azienda che operava su scala planetaria, nel pieno della rivoluzione elettronica e dei sistemi di trattamento dell’informazione.
Jean Michel Folon, spesso ricordato come l’ultimo cartellonista del Novecento – si pensi agli spot per la ENI degli anni Novanta, nasce a Uccle in Belgio nel 1934. Studia architettura a Bruxelles, ma nel 1955 abbandona gli studi universitari per dedicarsi al disegno. Si trasferisce a Parigi, dove è influenzato dalla pittura d’avanguardia di Picasso e dei surrealisti. Nei primi anni ’60 i suoi disegni sono accolti da alcune riviste americane, ma il suo stile, decisamente anticonformista e straniante, non si afferma immediatamente.