"Chinino di Stato", scritto con caratteri antichi su una pesante insegna di cemento. È tutto ciò che rimane di un pezzo di storia gloriosa della città di Torino. Un dettaglio di memoria che per tanti ormai è quasi sparito e che, con la sua scritta, in molti addirittura ignorano.
Il rimedio contro la malaria
Eppure basta sollevare lo sguardo, passando in via Giordano Bruno, proprio sopra il comando dei Vigili Urbani e di fronte alla Tenenza della Guardia di Finanza. Lì, in quegli spazi, sorgeva lo stabilimento deputato a realizzare una medicina importante, almeno agli inizi del Novecento. Il chinino, appunto, ottenuto da una corteccia e utilizzato come antiepiretico e analgesico. Ma soprattutto, a quei tempi, era considerato il miglior rimedio contro la malaria.
Negli ultimi decenni dell'Ottocento, infatti, la malaria costituiva il maggior flagello di intere zone d'Italia. Soprattutto nelle regioni del Sud, ma anche in Emilia-Romagna e Veneto e in tutte quelle zone pianeggianti italiane che erano caratterizzate da zone paludose e, vista la presenza di zanzare, dalla trasmissione della malattia.
Un intero isolato "dedicato" alla farmaceutica di Stato
Nell'isolato che comprende anche via Montevideo, via Taggia e via Filadelfia, un tempo, gli spazi dedicati a questa attività erano decisamente ampi. La fabbrica del chinino rappresentava infatti un'iniziativa unica di matrice statale in campo farmaceutico. Una suggestione che - in tempi di Covid e di vaccini - suona piuttosto attuale.
La costruzione della fabbrica avvenne tra il 1918 e il 1928 e in particolare, l'attuale sede della polizia municipale, si trova in quella che dal 1922 era il magazzino della fabbrica del chinino. Parte della fabbrica interessava anche la struttura che, all'angolo con via Montevideo, ora ospita servizi socio sanitari.
Una storia che ha schivato anche le bombe
La fabbrica era costituita da dieci capannoni che si estendevano su una superficie di 7.000 metri quadrati. Trasferita parzialmente a Volterra durante la seconda guerra mondiale, l’attività produttiva della fabbrica del Chinino riprese nel Dopoguerra e continuò fino al 1956, anno di chiusura della fabbrica. Proprio durante la Guerra, infatti, la fabbrica fu ripetutamente oggetto di attacchi aerei: se e hanno testimonianza nel 1940, nel 1943 e nel 1944.
La demolizione dei capannoni lungo via Taggia, invece, risale al 2005. Al loro posto, adesso, oltre al Bennet, anche la sede di una onlus attiva nel sociale e che come centro diurno lavora con persone portatrici di disabilità e che si chiama proprio "La Fabbrica del Chinino", per tramandare la memoria del tempo che fu.