Palazzo Civico si prepara ad accogliere il Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il premier domani alle 15 sarà in Sala Rossa per sottoscrivere con il sindaco Stefano Lo Russo il “Patto per Torino”, i fondi straordinari messi a disposizione dal Governo nazionale per quelle città fortemente indebitate. Grazie a questo accordo da qui al 2042 entreranno nelle casse del capoluogo piemontese oltre un miliardo, di cui 70 milioni per il 2022.
Fiori primaverili per Draghi
E il Comune si sta mettendo “l’abito buono”. Mentre gli uomini incaricati della sicurezza del Presidente controllavano l’aula del Consiglio, gli operai sistemavano le luci dei corridoi e la squadra delle giardiniere preparava vasi e decorazioni per i tavoli. Draghi troverà al suo arrivo composizioni floreali primaverili con rose, lisianthus, garofani, chamelaucium o “fiori di cera”, narcisi, asparagus, sterlizia e foglie di cornus.
Fiori made in Torino per i premier
L’ultimo premier a venire a Torino era stato Giuseppe Conte, che nell’ottobre 2019 incontrò l'allora sindaca Chiara Appendino per un confronto sull’area di crisi complessa. Al suo arrivo l’esponente del M5S trovò ad accoglierlo piante dal sapore autunnale, come gerbere rosse e gialle, orchidee, foglie di banano, castagne, melograni e piccole zucche. Piccola curiosità: sia oggi, che all’epoca, le composizioni sono state realizzate con fiori e prodotti made in Torino a Km e costo praticamente zero. Il verde proviene quasi tutto dai vivai, parchi o giardini cittadini.
Lavazza e Cascina Fossata
Dopo la firma del “Patto per Torino”, Draghi farà poi una visita privata alla Lavazza.
Contestazioni per Draghi
Ma oltre a mani da stringere e saluti, il Premier troverà ad “accoglierlo” anche un comitato di contestatori. Alle 14, in piazza Castello all’angolo con via Garibaldi, si sono dati appuntamento i Cub e Rifondazione Comunista per protestare contro “l’invio di nuove armi, l’industria bellica e il carovita”. Allo stesso orario attesi anche i taxisti. Dal mattino saranno già presenti gli esponenti di Italexit con il leader nazionale Gianluigi Paragone, così come i no Green Pass.