Il 10 aprile di 49 anni fa apriva per la prima volta al pubblico il nuovo Teatro Regio di Torino realizzato da Carlo Mollino. Un evento di portata nazionale che ridava lustro a uno dei luoghi della cultura più importanti della città, purtroppo andato distrutto nel corso del tempo.
L'Antico Regio distrutto da fiamme e bombe
Era la notte tra l’8 e il 9 febbraio del 1936 quando l’antico Teatro Regio fu invaso dalle fiamme di un incendio partito dal palco scenico. Il fuoco distrusse la struttura risalente al 1740, era il secondo teatro più antico d’Europa dopo il San Carlo di Napoli. Aveva ospitato alcuni dei cantanti più importanti d’opera ed era davvero un motivo di lustro per la capitale.
Come se non bastasse, dopo l’incendio arrivarono le bombe della Seconda Guerra Mondiale. Ma le attività non si fermano mai, gli spettacoli andarono avanti e nel mentre la città iniziava a pensare a un teatro nuovo, moderno adatto alla società moderna, radicalmente cambiata.
Il progetto affidato a Carlo Mollino
A metà degli anni Sessanta, venne affidato all’architetto Carlo Mollino il progetto di un edificio totalmente rinnovato. “Venne subito esclusa l’ipotesi di un teatro come era in origine, si volere fare una struttura aggiornata in tutto e per tutto” racconta Simone Solinas, dell’Archivio Storico del Teatro Regio.
E così, Carlo Mollino progetta un palco scenico tra più grandi d’Europa con una platea degradante per far sì che si veda bene da qualunque punto e con un’unica colonna di palchi. “La loro distribuzione dei palchi era uno status simbol. Torino aveva un teatro moderno di un paese democratico, non aveva senso ristabilire un tipo di struttura Settecentesca. Il teatro di Mollino aveva un design unico nel panorama internazionale, ma manteneva richiami al Barocco. C’era quindi una voglia di richiamarsi al passato, ma in maniera contemporanea”.
Fu il suo capolavoro. “Il teatro è un luogo di incontro sociale con uno scopo e delle finalità particolari. Carlo Mollino ha acquisito negli ultimi vent’anni una fama internazionale per il suo stile unico, ed è diventato un’icona dell’architettura contemporanea grazie a questo intervento”.
All’epoca certo creò scalpore e molte erano le perplessità. “C’era molto pubblico affezionato e che ricordava il Regio antico, ma molto presto il lusso nella scelta dei materiali convinse tutti sul fatto che quel teatro fosse sia specchio contemporaneità sia luogo sfarzoso, adatto a essere nel salotto della città di Torino”.
L'inaugurazione con Giovanni Leone e Maria Callas
La data inaugurale del 10 aprile 1973 fu un evento nazionale. Era presente addirittura l’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone. In scena venne messa l’opera di Giuseppe Verdi, “I Vespri Siciliani” con una nuova produzione per cui Il Giuseppe Erba scelse di chiamare niente meno che Maria Callas. “Non era più in attività come soprano, ma ne curò la regia insieme al tenore Giuseppe di Stefano”.
La presenza della Callas assicurò alla serata e alla riapertura del Regio uno spicco che superò i confini nazionali della stampa dell’epoca.
I gloriosi anni Novanta
“Un altro grande momento storico è il ’90 - spiega Solinas - Fu l’anno in si celebrarono i 250 dall’istituzione del Teatro Regio. Fu l’occasione per rimarcare nella comunità l’origine Settecentesca del teatro. Da un lato un edificio moderno, dall’altro tutto quello che c’è stato prima”.
Negli anni Novanta ci fu un crescendo di attività produttive culminante nel ’96, anniversario del centenario della Bohème di Giacomo Puccini che nel 1896 debuttò proprio al Regio. Un evento di lustro con la presenza Luciano Pavarotti. La diretta su Rai 2 fece registrare 4 milioni di spettatori.
Tantissimi i nomi che nel corso del tempo hanno il palco del teatro torinese. Da Luca Ronconi a Davide Livermore fino a Stefano Poda.
La ristrutturazione e la ripartenza
L’edificio di Mollino subì solo un’opera restauro sul piano acustico nel ’97, mentre la meccanica di scena è stato oggetto delle ristrutturazioni ancora in corso. “In parte ne abbiamo fatta una nell’estate 2021, con la revisione totale dei fili di scena e dei meccanismi che consento di alzare gli elementi dall’alto. L’altra avverrà la prossima estate con un intervento sul cuore tecnologico fermo dal ’73. Metteremo a posto gli elementi motorizzati a controllo remoto che consentono di muovere il pavimento di scena e i ponti mobili, per creare dislivelli e scene particolarmente complesse. Direi che la struttura in generale ha retto molto bene”.
Tutto pronto insomma per il 50esimo anniversario del 2023. Dopo un periodo di crisi tra Covid e il Commissariamento, per il Regio si intravede la ripartenza: “Abbiamo da poco scelto il prossimo sovrintendente, quindi arriviamo a questo compleanno con molti propositi. Sarà l’occasione per avere slancio e nuove progettualità”.