"Cari amici, dopo oltre undici anni dal mio arrivo a Torino come Arcivescovo, rendo grazie al Signore per voi tutti, che mi avete accolto con simpatia ed amicizia e per il vostro impegno che vedo intenso e forte nelle parrocchie, nelle associazioni, movimenti, nella società e nel mondo".
E' iniziata con queste parole l'omelia con cui l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha voluto salutare la città che l'ha accolto e apprezzato per impegno sociale e vicinanza concreta verso gli "ultimi". Nosiglia il 7 maggio consegnerà il pastorale al successore don Roberto Repole. Il suo servizio episcopale si conclude al Santo Volto, nel segno di due priorità che hanno contraddistinto tutto il suo mandato: poveri e giovani.
In quella che è una delle ultime omelie, Nosiglia ha ripercorso alcuni momenti significativi vissuti a Torino, insieme ai giovani: l'incontro a Les Combes con la Consulta di Pastorale Giovanile, la visita in Spagna nella patria di Santa Teresa d’Avila, dalla speciale ed arricchente visita di Papa Francesco nel 2015 in occasione del bicentenario della nascita di don Bosco e dell’Ostensione della Sindone, degli appuntamenti diocesani fissi come la Start Up, la Notte dei Santi e le GMG diocesane in diversi luoghi della città, le partecipazione alle GMG mondiali a Rio, Cracovia e Panama e le tante occasioni di incontro di amicizia e di ascolto che ho sempre riservato ai giovani fino al recente incontro degli adolescenti con il Papa a Roma lo scorso lunedì dell’Angelo.
"Dai numerosi incontri che ho avuto con voi ne sono uscito rinvigorito nella fede". Nosiglia si è detto consapevole delle difficoltà vissute dai giovani d'oggi: "Sono realista nel considerare con voi giovani e adulti le difficoltà e le resistenze che oggi si frappongono alla vita cristiana e che pesano, come macigni, sulla buona volontà e la generosità proprie del cuore di ognuno di voi".
Immancabile un pensiero dedicato al mondo del lavoro, da sempre attenzionato dall'arcivescovo di Torino: "Ho vissuto in questi anni la vicinanza di chi soffre per la crisi del lavoro che deve affrontare. Non c’è bisogno di sottolineare quanto lo spettro della disoccupazione ferisca nel profondo le persone, non solo perché fa venire meno lo strumento del sussidio economico, ma perché toglie identità personale e sociale minando la dignità di ogni persona". "A ciò - ha proseguito Nosiglia - si aggiunge nel nostro territorio la povertà crescente dei senza fissa dimora, degli immigrati e ora dei rifugiati ucraini che fuggono da una guerra fratricida in atto, dei rom e di chi soffre a causa di situazioni di vita colpite da malattie e deficienze corporali e/o psichiche". Il monsignore ha poi ringraziato le realtà del settore sociale, le istituzioni e le autorità.
"Cari amici, non vi rassegnate al mondo di oggi dove ancora molte persone muoiono di fame e di miserie e dove predomina la violenza omicida della guerra e vengono impiegate tante risorse per costruire armi sempre più sofisticate e distruttive. Reagite e non tacete impegnandovi nel proprio vissuto quotidiano. Questo è il primo passo per cambiare le situazioni di ingiustizia e discriminazione" ha concluso Nosiglia.