Tecnositaf è una società controllata al 100% dal gruppo Sitaf che si occupa di impianti tecnologici dei sistemi per la gestione del traffico, che opera in Italia e all'estero anche e soprattutto per ANAS. La messa in liquidazione di Tecnositaf apre una profonda ferita nel territorio della Val di Susa e per la sede torinese di corso Svizzera.
Filt e Fiom Cgil hanno deciso di alzare la voce per tutelare i 160 posti di lavoro che sono a fortissimo rischio. "160 posti che vogliono dire altrettante famiglie! Con un numero consistente e sproporzionato di lavoratrici e lavoratori somministrati, per l’esattezza 93, che svolgono mansioni fondamentali dall’alto profilo professionale mantenuti nel precariato, oggi queste persone rischiano di pagare il prezzo più caro derivante da questa devastante situazione".
"La CGIL ha sempre denunciato la pericolosità di questa pratica che si è consolidata nel tempo nel settore autostradale: quella del ricorso alla creazione di società controllate per attività continuative e specifiche, creando disparità contrattuale, salariale e normativa a donne e uomini, facendo pagare oggi il prezzo ai lavoratori di Tecnositaf attraverso la liquidazione come lo stanno pagando i lavoratori della RO.S.S , sempre in Val Susa attraverso la vendita della loro società", prosegue la nota sindacale.
"A tale proposito, come Cgil, ci rivolgiamo al Gruppo Gavio come primo interlocutore al quale chiediamo la continuità occupazionale di tutto il personale, a Comune di Torino, Città metropolitana, ANAS ed ex MIT ora MIMS che nel 2020 nella cessione per vendita delle quote azionarie non hanno vincolato i livelli occupazionali di tutto il personale dipendente, alla vendita per profitto delle azioni. Inutile nascondersi dietro ad un dito: siamo davanti a imprenditori che gestiscono un bene dello stato, pagando costi di concessione ridicoli e che, pur vivendo in un regime di totale assenza di rischio imprenditoriale, vogliono ulteriormente massimizzare i profitti attraverso politiche che recano danni al patrimonio di tutti oltre che ai lavoratori delle società coinvolte".
Inevitabile la conclusione: "Se non saremo ascoltati, la CGIL sensibilizzerà l'opinione pubblica, i media, le Istituzioni e l'utenza, attraverso la mobilitazione dei lavoratori".