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Economia e lavoro | 09 agosto 2022, 07:00

Le denunce dell'Europol e delle autorità europee sul traffico delle armi ucraine

Crescono gli allarmi per il possibile traffico di armi che partendo dall’Ucraina e si estenderebbe all'Europa e al Medio Oriente.

Le denunce dell'Europol e delle autorità europee sul traffico delle armi ucraine

Crescono gli allarmi per il possibile traffico di armi che partendo dall’Ucraina e si estenderebbe all’Europa e al Medio Oriente. Le armi fornite a Kiev dai Paesi occidentali finiscono nelle mani della criminalità organizzata o di gruppi terroristici: è quanto paventato da più parti, a cominciare dai rappresentanti di alcuni governi.

Il ministro della Difesa della Repubblica Ceca, ad esempio, ha ammesso le difficoltà nel limitare questo pericoloso fenomeno: È difficile evitare il traffico o il contrabbando - non ce l’abbiamo fatta in ex Jugoslavia e probabilmente non lo eviteremo in Ucraina. I Paesi membri della UE e della NATO hanno fatto pressione sull’Ucraina affinché monitori la circolazione delle armi che le vengono fornite. E finalmente pochi giorni fa Kiev ha annunciato la creazione di un nuovo sistema “SOTA” di tracciamento. Basterà?

Dopo che il presidente Zelensky a marzo aveva disposto la distribuzione di armi ai civili, il traffico di quelle leggere in particolare (di facile trasporto e di uso ideale per intenti criminali) si è allargato insieme con i rifugiati: è quanto denunciato dall’Europol, l’ufficio europeo di polizia, che spiega come le armi e i proiettili possano essere usati come merce di scambio dai profughi per farsi accompagnare in uno Stato UE o per ottenere denaro.

Come riferisce il sito Strumenti Politici, per aiutare a risolvere questo e altri problemi connessi, l’Unione Europea ha appena creato l’organismo “EU Support Hub for Internal Security and Border Management”, che avrà sede in Moldavia (cioè un Paese confinante con l’Ucraina) e servirà a fornire ad essa competenze e cooperazione per implementare determinate misure di sicurezza.

Ma i dubbi e gli allarmi sono tacciati dal consigliere presidenziale ucraino Mykhaylo Podolyak come propaganda russa finalizzata a fermare l’arrivo delle armi a Kiev: secondo lui, tutti i materiali dati dai partner occidentali sono registrati e controllati con attenzione.

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