Roncea è cresciuto e vive a Vezza d’Alba, nella zona delle Langhe e del Roero. Si avvicina alla musica, nella fattispecie al basso, dopo aver ascoltato “Nevermind”. Inizia così la sua carriera musicale che lo porta a suonare in diverse band. In una delle quali continua il sodalizio musicale e sul palco. Parallelamente ha iniziato la sua carriera di solista, il suo primo lavoro “Presente” ha sorpreso la critica di settore e ottenuto grandi consensi. Il nuovo album, uscito qualche giorno fa, incrocia i temi esistenziali e le acrobazie in senso metaforico. Roncea in “Acrobazie”, che si compone di cinque brani, racconta storie di acrobazie vere, ispirate anche alla vita del padre, acrobata rumeno che ha lavorato anche al famosissimo Circo delle mille e una notte.
Come si è avvicinato Roncea alla musica e perché ha scelto questo nome?
La scelta del nome è stata semplice: è il mio cognome. Mi sono avvicinato alla musica da ragazzo, ho iniziato a prendere lezioni di basso elettrico dopo aver ascoltato Nevermind dei Nirvana. Dopo un po’ di concerti come bassista nella mia prima band punk al basso, ho iniziato ad appassionarmi alla chitarra da autodidatta. Poi ho scoperto.
Ha alle spalle anni di esperienza come musicista con gruppi come i Verdena e i Marta sui Tubi, quali i migliori ricordi di quegli anni e quali i peggiori?
Temo ci sia stato un piccolo misunderstanding con i comunicati stampa: non ho mai fatto parte di questi gruppi, anche se mi sarebbe piaciuto tanto, non te lo nascondo, visto che sono due band che adoro. Ho avuto la fortuna di collaborare con Luca Ferrari dei Verdena in occasione delle registrazioni del mio secondo album in inglese Old Toys e con Carmelo Pipitone, chitarrista dei Marta Sui Tubi, ho avuto il piacere di fare diversi concerti insieme e accompagnarlo in una parte del tour di promozione del suo primo album solista: è stata un’esperienza tra quelle che ricorderò con più affetto quando penserò a questi anni di musica.
Nel suo curriculum musicale c’è l’esperienza con la band Fuh, cosa l’ha spinto a dar vita ad un progetto solista?
Sono due modi completamente diversi di comunicare qualcosa. I Fuh sono energia allo stato puro, sono volume, irriverenza, urgenza, sudore. Roncea è qualcosa di completamente diverso: a un certo punto ho sentito la necessità di raccontare qualcosa di mio e di usare chiavi nuove. È nato un progetto intimista, melanconico, sincero e diretto che mantiene il suo spirito punk nell’attitudine e nei messaggi, pur avendo una natura del tutto diversa.
Nel suo ultimo lavoro “Acrobazie” unisce ai ricordi familiari al concetto metaforico di acrobazia, qual è stato il risultato?
Mi piace dire che Acrobazie sono cinque pillole amare che si buttano giù con tanta acqua ma aiutano a stare meglio. Sono cinque brani molto intensi, se si vogliono comprendere ed interpretare i testi direi quasi impegnativi, nonostante la forma sia quella del cantautorato. Gli arrangiamenti delle canzoni, a cura di Manuel Volpe, portano l’ascoltatore in uno spazio etereo, indefinito ma percettibile, che vive in una condizione di tensione fino a esplodere in un pianto liberatorio. Ecco sì: gli arrangiamenti dei cinque brani di Acrobazie penso siano uno degli elementi più apprezzabili del lavoro.
L’album parla anche di equilibrio, elemento madre dell’acrobata. Un equilibrio si può trovare, lo ha trovato nel disco e/o grazie al disco?
No, onestamente non l’ho ancora trovato ma è la ricerca a rendere tutto interessante. Almeno per me è sempre stato così. Non voglio essere lezioso, ma credo che un equilibrio reale, soprattutto in questo momento storico, penso che sia davvero difficile da raggiungere. Tuttavia, conosco diverse persone che si definiscono “equilibrate”, ti garantisco che non serve una laurea in psicologia per affermare che non lo sono affatto. Mi piace quello che facciamo alla ricerca dell’equilibrio, questo è il tema centrale del disco in un certo senso.
Questo disco viene definito differente rispetto al precedente, cosa è cambiato?
Mi piace cambiare. Ogni disco è differente dagli altri, la mia è una continua ricerca di niente. Non ho la smania di “arrivare” da qualche parte, non intendo la mia vita musicale come un percorso che deve avere una meta, semplicemente mi piace sperimentare e ammirare chi ero ieri, chi sono oggi e chi potrò diventare. Non sto parlando di risultati, quelli non arrivano mai. Parlo di che cosa voglio dire e di come riesco a farlo.
Live in programma, appuntamenti da non perdere?
Sto definendo i primi concerti proprio in questi giorni. Il mio desiderio è quello di fare concerti più intimi possibili. Ecco perché sono alla ricerca di piccole realtà e situazioni volutamente piccole. Venerdì 7 ottobre alla Cadrega di Alba farò una sorta di anteprima per gli amici di zona, il 19 ottobre Home Gipsy Home a Torino. Da novembre in poi Prato, Genova, Padova, Ferrara, Bologna, Brescia sono le prime date fissate. Stiamo mettendo a punto diverse tappe, sono contento di tornare a suonare in giro.
La sua Torino musicale e non
Arrivo dalla provincia, ho bazzicato un po’ a Torino ma la mia vita è a Vezza d’Alba, un paesino di poco più di 2.000 anime in collina. Da sempre noi “ragazzi di campagna” facciamo fatica a interfacciarsi con le dinamiche della città. Tuttavia a Torino ho incontrato – prima con i Fuh e poi con Roncea – grandi musicisti, organizzatori appassionati e luoghi a cui mi sono affezionato molto: per esempio Magazzino sul Po, dove grazie agli amici del collettivo Dewrec, ho avuto modo di collaborare alla direzione artistica nella stagione 2019/2020. Sono molto legato anche a Spazio 211, al Blah Blah e al festival Jazz Is Dead. Sono felice e fortunato a essere venuto a contatto con certe realtà e finito in certi circuiti: piccoli eroi che portano avanti la propria missione e che svolgono un ruolo prestigioso e virtuoso nella propria città, che mi auguro avrà il giusto riconoscimento prima o poi.