Quando arriva un neonato in famiglia, il cambiamento è grande, anche se non si tratta del primo figlio. Le domande dei genitori sono numerose. Per forza di cose, molti di questi interrogativi riguardano il sonno del piccolo. Cosa bisogna sapere in merito nel primo anno di vita del bambino? Scopriamolo assieme nelle prossime righe di questo articolo.
Le norme di sicurezza
Parlare del sonno dei neonati e dei bambini entro l’anno di vita vuol dire aprire il capitolo della nanna sicura. Da diversi anni ormai - ed è il caso di dire menomale - sia da parte degli operatori sanitari fuori e dentro gli ospedali, sia da parte di associazioni specializzate, sono centrali le campagne informative sulla prevenzione della SIDS, la Sindrome da Morte Improvvisa del Lattante. Con un picco attorno ai due mesi, può essere evitata facendo attenzione ad alcuni semplici aspetti. In questo elenco rientra il fatto di mettere il neonato a dormire su una superficie piana, senza cuscini sotto la testa. Il piccolo, che dovrebbe dormire nella camera dei genitori almeno per i primi sei mesi della sua vita, può essere protetto dalla SIDS evitando di mettere nella sua culla/lettino riduttori e pupazzi.
I risvegli notturni sono normali
I risvegli notturni, che preoccupano tantissimo i neo genitori, sono normali. Anche se a chi ha appena iniziato la sua avventura all’insegna delle notti in bianco può sembrare paradossale, sono benefici. Come mai? Se la mamma allatta al seno, il latte che il piccolo assume durante le ore notturne è importantissimo. Il motivo è legato alla sua ricchezza di nucleotidi decisivi per indurre il sonno nel piccolo e, di conseguenza, per regolarizzare i ritmi circadiani, aspetto nodale per la salute del futuro adulto.
Non bisogna quindi allarmarsi pensando che gli eccessivi risvegli nelle ore notturne siano spia di qualche disturbo. Numeri alla mano, nei primi sei mesi di vita circa l’80% dei neonati si sveglia e assume il latte - sia materno sia artificiale - durante la notte.
Attenzione: diversi studi effettuati negli ultimi anni hanno dimostrato che, ai fini della frequenza dei risvegli notturni, non influisce in alcun modo la tipologia di allattamento.
La regressione del sonno non arriva solo a 4 mesi
Le coppie alla prima esperienza genitoriale sentono di frequente riferimenti alla regressione del sonno dei 4 mesi, che può anche non arrivare. Quello che è bene sapere e che può sopraggiungere pure in seguito al sopra citato traguardo d’età del piccolo ed essere scatenata da fattori come l’inizio del nido, il ritorno al lavoro della figura di accudimento principale, l’inizio del sonno in contesti diversi dalla camera da letto dei genitori.
Per gestire la situazione in questi casi, la prima cosa da fare è impostare una routine pre nanna (in caso di difficoltà, si può sempre fare riferimento alle risorse e ai corsi messi a disposizioni da professionisti come la Dottoressa Claudia Denti, fondatrice del sito Genitore Informato).
Quando si può parlare di disturbi del sonno
Capita molte volte che i genitori, non essendo esperti del sonno dei piccoli, confondano con disturbi delle fasi fisiologiche o parafisiologiche. I pediatri e i consulenti del sonno sono concordi sul fatto che, nella maggior parte delle situazioni, per parlare di disturbi veri e propri è necessario considerare il giro di boa dei 2 anni.
A partire da questa età, infatti, possono iniziare a manifestarsi problematiche come il sonnambulismo, per non parlare del pavor nocturnus. Un doveroso cenno deve essere dedicato anche agli incubi.
Concludiamo rammentando che, per arrivare il prima possibile a una regolarizzazione del sonno del proprio bimbo, è opportuno agire non solo creando una ritualità pre addormentamento, ma anche evitando, se possibile, di mettere a letto il bambino quando inizia a palesare i primi segni di stanchezza.