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Attualità | 18 gennaio 2023, 19:52

C'è tanta Torino sul podio della Dakar 2023: Bottallo (con Bedeschi) sul terzo gradino assoluto della Classic

Il torinese e il compagno di squadra di Faenza hanno preso parte alla versione riservata ai mezzi più tradizionali, ma con le stesse tappe e difficoltà

Podio finale della Parigi Dakar: sul terzo gradino Bottallo e Bedeschi

Podio finale della Parigi Dakar: sul terzo gradino Bottallo e Bedeschi

Terzi alla Dakar. Se non è questo il sogno che si fa da bambini, fantasticando di dune, tratti fuoristrada, avventure e polvere con un coperchio in mano a fare da volante, cos'altro?
A realizzare questo sogno, poche ore fa, è stato un torinese: Daniele Bottallo, 42 anni, in coppia con il faentino Paolo Bedeschi, che di anni ne ha 66. Hanno preso parte alla versione "Classic", il cui tracciato è leggermente più corto di quello normale, ma difficoltà e suggestioni sono identiche. Anzi, sono richieste attrezzature e vetture molto più fedeli alla tradizione rispetto alle super-macchine dei professionisti. "Si è conclusa una grande avventura - dice : sono stati giorni intensi, faticosi, impegnativi, ma anche carichi di emozioni. Il terzo posto ci ripaga di tutti gli sforzi".

"La gara più dura del mondo"

Si chiama "Dakar" anche se da qualche tempo si svolge in giro per il mondo e non più in Africa: prima in Sudamerica e ora in Arabia Saudita. In ogni caso, sforzi fuori dal comune, visto che la Dakar è considerata la “gara più dura del mondo”. "Senza dubbio ti mette alla prova fisicamente e mentalmente. Oltre alla medaglia e al trofeo mi porto a casa tante sensazioni, tanti bei ricordi di momenti entusiasmanti. Ho conosciuto molte persone interessanti, ho visto paesaggi meravigliosi, ho vissuto un sogno".
Nessun italiano era mai salito sul podio della Classic e nel 2023 sono stati anche i migliori tra i nostri connazionali. 

Un sogno diventato realtà

Fotografo per professione e con una laurea al Dams, tra la passioni di Bottallo (oltre alla pallacanestro) c'è proprio la guida fuoristrada. Un hobby in passato portato avanti anche con il papà Walter: "Mio padre correva in maniera amatoriale quando aveva 20-25 anni. Faceva rally e altre competizioni, poi con l'arrivo della famiglia aveva smesso. Ma la passione continuava a esserci e si è riavvicinato al mondo dei motori con me, qualche anno fa. Nel 2018, complice la pensione, abbiamo fatto il Panda raid, in Marocco e ne abbiamo corsi 5, vincendo la versione spagnola lo scorso maggio".

Nel 2019 l'incontro con Bedeschi, fotografo anche lui, ma anche ingegnere e super esperto. "A Pasqua, l'anno scorso, mi ha chiamato: faccio la Dakar, ora o mai più. Mi sono complimentato con lui, ma non ho capito che lui volesse me al suo fianco. Ho comprato la tuta e il casco e siamo partiti. Lui pilota e io copilota. Mio padre l'ha presa bene ed è stato il nostro primo tifoso".

"Adrenalina, paura mai"

In gara, in mezzo al nulla, c'è tanta adrenalina. "Ma paura mai, se non per rischi di incidenti strettamente automobilistici. Come quando abbiamo trovato una duna tagliata dal vento e abbiamo rischiato di ribaltarci, rimanendo in bilico".

L'avventura è la stessa di sempre, ma la sicurezza comunque non manca: "Ci sono un sacco di strumentazioni, ormai. Ci sono bottoni che devi schiacciare anche nel caso tu debba fermarti per andare in bagno, altrimenti intervengono. Se serve, anche in elicottero. Mi sento più spaesato a casa, ora che sono tornato".

E adesso? "Si ricomincia a lavorare, visto che ho fatto abbastanza vacanza. Ma a fine aprile riparto con il Panda raid con papà. Ma con Paolo (Badeschi, ndr) stiamo pensando alla Dakar dell'anno prossimo. Le idee non mancano".

Massimiliano Sciullo

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