Arriva finalmente in tribunale per l'udienza preliminare la vicenda Embraco. In particolare, per i vertici di Ventures, che avrebbero dovuto in teoria accompagnare il rilancio dello stabilimento di Riva di Chieri dopo l'addio di Whirlpool.
Nulla di tutto ciò è accaduto. E il finale è stato dei peggiori, per i lavoratori (circa 400) che si sono ritrovati con un pugno di mosche, la necessità di trovare un altro lavoro e la sensazione - forte - di essere stati presi in giro.
L'accusa è di bancarotta. I vertici di Ventures avrebbero dovuto reindustrializzare il sito rispettando un piano industriale presentato e vagliato dal Governo, nel quale si garantiva espressamente il rientro al lavoro dei tanti lavoratori ex Embraco. L'idea di partenza era la produzione di robot per pulire pannelli fotovoltaici, ma gli impianti non sono mai arrivati, la produzione non è mai partita. I dipendenti in cassa integrazione quando, in piccola parte, venivano richiamati in fabbrica erano costretti a fare piccole manutenzioni del capannone vuoto non avendo altro da fare. Nel frattempo, però, le risorse che la Whirpool aveva disposto per il piano industriale facevano perdere le loro tracce.
Da qui, insieme alla battaglia sindacale per i posti di lavoro, Fiom, Fim e Uilm hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica: da qui l'inchiesta e il sospetto che una parte dei fondi ricevuti dall’azienda tra il 2018 e il 2019 sarebbero finiti nelle tasche degli imprenditori. La Ventures è stata dichiarata fallita nel luglio 2020 ed i lavoratori, ai quali i responsabili della società avevano promesso e garantito il rientro al lavoro, sono stati tutti licenziati.
Lazzi: "La reindustrializzazione in Italia è debole"
La Fiom, così come i lavoratori, si è costituita parte civile nel processo. "Purtroppo la vicenda Embraco rappresenta plasticamente la debolezza dei processi di reindustrializzazione che in Italia stanno tutti fallendo, anche a causa della mancanza di un’efficace politica industriale da parte dei governi che in questi anni si sono succeduti - commenta Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Torino -. Il piano Ventures presentato al ministero dello sviluppo economico, finanziato con un fondo dalla Whirpool, controllato e vagliato dall’agenzia governativa Invitalia, si è rivelato una presa in giro, un modo per accaparrarsi soldi da parte di finti imprenditori senza scrupoli. Purtroppo a pagarne il prezzo più alto sono le lavoratrici e i lavoratori che perdono il proprio posto di lavoro. Ci aspettiamo che il processo faccia emergere la verità e che riconosca almeno i danni subiti dai lavoratori".
No al patteggiamento
A difendere la Fiom e i lavoratori saranno, rispettivamente, gli avvocati Elena Poli, Giacomo Mattalia e Vincenzo Martino: "I fatti di bancarotta fraudolenta posti in essere, come nel caso della Ventures, solo scopo di dirottare a vantaggio di imprenditori senza scrupoli i fondi ricevuti per la realizzazione di progetti produttivi, evidentemente proposti soltanto quale mezzo di personale illegittimo arricchimento, sono reati a sfondo sociale in principale danno dei lavoratori e delle loro Organizzazioni Sindacali. Ci auguriamo che le richieste di giustizia avanzate nei confronti degli imputati possano trovare accoglimento in esito al processo e che non sia consentito loro di accedere, come pare abbiano intenzione di chiedere di poter fare all’udienza di domani, ad un “patteggiamento” , tanto più se in assenza di risarcimento dei danni".