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Economia e lavoro | 24 febbraio 2023, 06:00

Coltivare i campi nelle aree dismesse da riqualificare, Torino guarda con interesse all'agricoltura urbana

Il sindaco Lo Russo alla presentazione della prima edizione di ColtivaTo (31 marzo - 2 aprile): "È un'ipotesi su cui ragionare anche per limitare l'impatto ambientale in città". E il Festival pianterà alberi per compensare l'impatto ambientale

contadino che coltiva i campi

L'agricoltura potrebbe recuperare spazi all'interno della città

Torino è industria, ma non solo. Vuole mostrare anche il suo legame con l'agricoltura e lo fa con la prima edizione di ColtivaTo, il Festival internazionale dedicato alla coltivazione dei campi. Un progetto che vede in prima fila Maria Lodovica Gullino (fitopatologo e imprenditore, con una vita trascorsa tra Agroinnova e Università) e che si terrà dal 31 marzo al 2 aprile. Dalla tecnologia al clima, dalla siccità alle sfide del futuro. Il menu è decisamente rivolto al futuro e non guarda al passato con nostalgia per i tempi bucolici.

"Stiamo cercando di stimolare una nuova stagione di eventi per costruire un calendario distribuito durante l'anno e per parlare di argomenti importanti. L'agricoltura lo è da sempre, ma mai come oggi siccità e cambiamenti climatici sono attuali e ci interrogano da vicino come il diritto al cibo", dice il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.

Coltivare le zone dismesse della città 

"Crediamo molto in questa iniziativa - aggiunge il primo cittadino - anche se immaginiamo ci sarà diffidenza, come in ogni debutto. Ma anche curiosità. E poi non bisogna scordare l'agricoltura urbana, che si interseca nel recupero delle aree dismesse o nel recupero di zone senza destinazione: è una possibilità importante anche per mitigare l'impatto ambientale".

"Sarà un momento di confronto e riflessione, fatto coi piedi per terra - fa sapere il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, attualmente in Argentina - e di fatto lancia quel Psr che vogliamo scrivere insieme ai contadini e agli imprenditori agricoli perché devono essere strumenti efficaci, ma anche accessibili".

Un festival diffuso e che misura il suo impatto ambientale

Sarà un evento diffuso in tante location: dalla Cavallerizza al Conservatorio, passando per il museo Egizio, il Circolo dei Lettori e anche la Sala Colonne del Comune. "Vogliamo rivolgerci allo stesso pubblico di Biennale democratica, Biennale Tecnologia o Torino spiritualità - dice la professoressa Gullino - senza avere complessi di essere la sorella racchia". 

Inevitabile puntare molto sua sostenibilità: "Misureremo l'impatto ambientale e lo compenseremo - dice ancora Gullino - invitando tutti a muoversi in maniera sostenibile, come il treno. In base poi alla misurazione dell'impatto ambientale, pianteremo una quantità corrispondente di alberi".

"Fuori dallo stereotipo, l'agricoltura è un settore che innova con forza: dai macchinari per la mungitura alle nuove tecnologie per coltivare e per limitare l'impatto ambientale. Il nostro festival vuole raccontare materie tecniche, ma non in maniera tecnica, rivolgendoci a un pubblico ampio senza annoiarlo", conclude Antonio Pascale, scrittore e ispettore presso il Ministero dell'agricoltura che ha affiancato Gullino nella creazione del Festival.

Massimiliano Sciullo

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