Il timore di un’escalation con conseguenze devastanti trattiene ancora i vertici di Washington dal soddisfare le richieste più spinte del governo di Kiev. Qualche giorno fa il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha fatto un giro diplomatico fra Canada e Stati Uniti. Ha incontrato, fra gli altri, il premier canadese Justin Trudeau e il segretario alla Difesa USA Lloyd J. Austin, ai quali ha nuovamente espresso i desideri dell’Ucraina nel conflitto contro la Russia. Come riferisce il sito Strumenti Politici, la disponibilità manifestata dai politici nordamericani non è andata oltre le ormai consuete forniture di fucili, munizioni, sistemi di difesa aerea e finanziamenti. Ma a Kiev non basta più: vogliono i caccia da combattimento, soprattutto i jet americani F-15 ed F-16. La dozzina di MiG-29 prontamente concessi da Polonia e Slovacchia non ha per nulla accontentato gli ucraini, che forse preferirebbero trascinare in una guerra aperta tutta l’Alleanza Atlantica pur di avere le armi che chiedono. A Washington non vogliono ammetterlo, perciò spiegano il loro diniego con ragioni tecniche. In primo luogo, l’addestramento dei piloti ucraini durerebbe almeno 18 mesi, come emerso da recenti test. Chiaramente è troppo tempo, così al Ministro della Difesa ucraino è venuta in mente un’idea ancor più nefesta: invitare esplicitamente piloti stranieri a guidare gli F-16. Si tratterebbe probabilmente di professionisti americani o di altri Paesi NATO, dunque sarebbe un passo deciso verso la guerra mondiale. In secondo luogo, gli aerei americani avrebbero poca utilità in questa fase del conflitto, dove i russi hanno la supremazia dello spazio aereo, come sottolineato dallo stesso segretario alla Difesa Austin. Ma la ragione principale per cui gli USA dicono di no è che per fortuna non sono ancora disposti a rischiare la guerra totale a favore del governo di Zelensky.
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