Minacce e pressioni. Insistenza. L’incrocio dei lavavetri abusivi a Torino è sempre lo stesso: corso Vittorio Emanuele, angolo corso Castelfidardo/corso Inghilterra. Qui, a qualsiasi ora del giorno, comandano loro.
La situazione è sempre la stessa: il lavavetri arriva vicino all’auto, prova a pulire il cruscotto. Vuole la monetina. Chi non riesce a evitare la dinamica, anche per gli spazi ristretti, è costretto a pagare. Un po’ per paura, un po’ per pena. A volte dopo sguardo torvi. In quell’incrocio se ne contano almeno sei, tre su corso Castelfidardo, tre su corso Inghilterra.
Un problema noto, tanto che anni fa la polizia ne arrestó addirittura tre per le minacce perpetrate ai danni degli automobilisti.
Eppure, ciclicamente, i lavavetri tornano. Si riprendono l’incrocio a due passi dal pala giustizia e continuano nella loro incessante attività. “Passo di lì tutti i giorni per lavoro, ne ho viste di situazioni al limite: donne spaventate, automobilisti che scendono arrabbiati e risse sfiorate. Perché nessuno interviene?” è la domanda posta da Luca.
Lui i lavavetri prova a schivarli sia al mattino che la sera: “Non voglio problemi, tengo un po’ di spazio dall’auto davanti in modo tale da poter sfuggire alle loro richieste senza litigare”.