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Cronaca | 20 novembre 2023, 12:22

Odissea all'anagrafe: una mattinata tra appuntamenti, ritardi, timbri e chiamate ai carabinieri

Un documento diventa un'avventura, tra buona volontà e carenze d'organico. E alla fine trionfa il nervosismo

anagrafe - foto d'archivio

Odissea all'anagrafe: mattinata tra appuntamenti, ritardi, timbri e chiamate ai carabinieri

Lunedì mattina, interno giorno, una delle anagrafi decentrate di Torino. Ho necessità di fare un certificato e mi sono prenotato mandando una mail. Risposta in pochi minuti, appuntamento in una settimana.

Ore 10.45, entro. Mi avvicina l'addetto allo smistamento delle persone. "A che ora ha l'appuntamento?". Alle 11. "È un po' presto". Mi stupisco, ma mi siedo in una sala vicina.

Alle 11 finalmente fanno accedere alla sala d'attesa, ma la speranza di fare in fretta tramonta rapidamente. Si accumulano ritardi: persone che avevano appuntamento alle 10.30, altre Alle 10.45, altri alle 11. Più alcuni che si siedono per attività che non prevedono prenotazione: attendono e basta.

Dopo un po', però, il dubbio si fa concreto. Sono le 11.45 e mentre alcune persone sono passate allo sportello, io resto seduto. Chiedo, forzando la mia natura pacifica. "Ero prenotato per le 11, che succede?".

L'addetta scartabella e poi respira profondo. Ha trovato il mio nome, ma per qualche motivo sono stato saltato. "Ah, quindi non è ancora passato?". 

Evidentemente no. "Appena c'è un posto libero la chiamo".

Mi siedo di nuovo, mentre il malumore cresce anche tra gli altri presenti. E la cortesia di chi smista non basta a contenere il brusio. Un uomo arriva e chiede, quasi supplica, di ottenere, a voce, un solo dato. "Sono passato tre giorni di fila e non mi avete mai fatto passare. Io devo lavorare". Un concetto che trova parecchi assensi, più o meno silenziosi.

11.55. Tocca a me. Con la sensazione che mi sia andata ancora bene. Allo sportello gentilezza ed efficienza consolano del tempo perso. "Mi spiace, so che ha aspettato più del dovuto, ma purtroppo siamo in carenza di organico". Mi alzo, saluto.

Uscendo, una donna urla chiedendo di parlare con il responsabile di colui che smista gli ingressi. E minaccia di chiamare i carabinieri. È lunedì, ma non è una giornata facile.

redazione

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