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Politica | 14 marzo 2024, 16:00

Terzo Settore, passa all'unanimità la legge Canalis (Pd): "Ora è tutto più semplice. Creata anche la Consulta"

L'esponente Dem: "Un lavoro durato due anni e mezzo, frutto di un'importante mediazione con gli assessori Caucino e Marrone. Il tema non deve essere divisivo"

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Monica Canalis

Martedì Palazzo Lascaris ha approvato all’unanimità la Proposta di Legge sul Terzo Settore. La PdL - che porta la firma della consigliera regionale del Pd Monica Canalis - recepisce la riforma nazionale del 2017, semplifica ed abroga alcune leggi piemontesi.

Canalis, il primo dato dell’approvazione di questa sua proposta è politico: la maggioranza di centrodestra ha detto sì in maniera compatta

La gestazione della legge è stata molto lunga: è durata due anni e mezzo, da giugno 2021. E’ il risultato di un importante lavoro di mediazione, in particolare con gli assessori Caucino e Marrone. Sono felice sia stata approvata all’unanimità, perché il Terzo Settore non deve essere materia divisiva. Si tratta di un provvedimento super partes, ma complesso. Una legge quadro costruita con gli enti, che hanno partecipato all’iter e alle audizioni: quello di martedì è un successo di tutti.

Quali sono le novità principali introdotte dalla sua norma?

Noi andiamo ad abrogare quattro leggi regionali ed un regolamento. Mettendo ordine nella materia, semplifichiamo l’impianto normativo regionale: questo è un primo risultato. In secondo luogo istituiamo una Consulta che dà rappresentanza alle varie realtà no profit del Terzo Settore: le organizzazioni di volontario, le associazioni di promozione sociale, le cooperative, le società di Mutuo Soccorso, le fondazioni non bancarie e gli enti filantropici. Con questa legge le coinvolgiamo nella programmazione regionale. E’ una certificazione del ruolo del Terzo Settore non solo all’interno della società civile, ma anche nell'istituzione regionale.

Ci sono altre novità?

La legge prevede punteggi premiali nei bandi regionali per gli enti locali che praticano la co-progettazione con il Terzo settore. E poi si definisce nel dettaglio come si possono fare co-programmazione e co-progettazione, di fatto recependo a livello regionale la riforma nazionale del 2017 e riconoscendo l’apporto inestimabile degli enti del Terzo Settore alla nostra comunità.

In che settore della vita quotidiana possiamo incontrare queste realtà?

Gli ambiti in cui operano sono molteplici: sportivo, sociale sanitario, educativo, ambientale, culturale,… Questa nuova legge dà agli enti un riconoscimento ufficiale e mette in condizione, da un lato la Pubblica Amministrazione e dall’altro il Terzo Settore, di contribuire alla coesione della comunità in un periodo storico così complesso.

Dopo la pandemia e con la crisi economica cosa è cambiato?

Le persone hanno difficoltà a curarsi, assistiamo alla disgregazione delle famiglie, all’abbandono scolastico da parte dei minori. Problemi a cui Pubblica Amministrazione e Terzo Settore possono dare risposte, lavorando insieme. La ricaduta di questa legge è anche molto concreta.

Può fare degli esempi pratici?

Pensiamo alle realtà no- profit che promuovo sport o attività culturali in collaborazione con le scuole, a chi promuove buone pratiche sanitarie come la donazione del sangue e degli organi, settori dove il Piemonte è capofila. Pensiamo alle varie Croci (Rossa, Verde, Giallo, Bianca, Azzurra,...) e al volontariato ospedaliero. Nella nostra regione le cooperative, le organizzazioni di volontariato ma anche le Società di Mutuo Soccorso hanno una lunga storia: hanno dato un grandissimo contributo alla coesione sociale.

Anche nella difesa dell’ambiente e del territorio giusto?

Sì: le associazioni che prevengono incendi e dissesto idrogeologico sono fondamentali per la tutela ambientale, ad esempio. Con l’approvazione di questa legge regionale c’è un riconoscimento in più e una miglior definizione di come si può collaborare. Spero anche che sia di aiuto per andare oltre da un lato all’ideologia di mercato, e dall’altro allo statalismo puro.

Lo ha stabilito anche una sentenza della Corte Costituzione, giusto?

Sì, la Corte Costituzione ha sancito nel 2020 che anche il Terzo Settore svolge una funzione pubblica. Da allora si parla di amministrazione condivisa, non più di competizione, ma di cooperazione. Bisogna tenere conto della ricchezza del Terzo Settore, che non è Stato né mercato. E’ un soggetto terzo, che coinvolge in Piemonte migliaia di volontari e di lavoratori e tiene insieme la comunità: è però importante che non sia considerato sostitutivo, ma integrativo e sussidiario della PA. La salute del terzo settore è anche indicatore della salute della democrazia: più le associazioni e gli altri enti sono liberi di operare, più lo Stato non è opprimente. Al contempo va evitato un liberalismo selvaggio che rischia di comprimere l’uguaglianza.

Il Piemonte si può considerare una culla del Terzo Settore?

Sì, assolutamente. Sul territorio piemontese sono state prodotte esperienze straordinarie di innovazione: pensiamo alla formazione professionale che è nata in Piemonte, così come l’assistenza domiciliare degli anziani, oppure l’affido familiare nato a Torino nel 1971 anche grazie alle famiglie di volontari. I bisogni insoddisfatti sono tanti: la bella notizia e che ora c’è uno strumento in più per affrontare meglio le sfide, Pubblica Amministrazione e Terzo Settore.

Siamo la settimana regione in Italia – dopo Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Molise e Lazio – a dotarsi di una legge di questo genere

In Piemonte ci sono quasi metà delle società mutuo soccorso d’Italia: siamo in primo piano per radicamento storico e numerosità di quasi tutte le tipologie di enti del Terzo Settore. E’ davvero un nostro patrimonio specifico, che esprime la solidarietà tra le persone e rafforza i legami di comunità.

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