Space economy, intelligenza artificiale, scienze finalizzate per la cura delle malattie e molto altro ancora. Neva Sgr chiude il suo bilancio e lo fa allargando un sorriso convinto, sul volto. La presentazione è stata ospitata questa mattina alle Ogr, tra numeri e scenari di sviluppo e investimento per il veicolo di venture capital legato a Intesa Sanpaolo. Tra un primo fondo che chiude un percorso e un nuovo fondo, anzi due, che iniziano il loro cammino, raddoppiando la disponibilità economica. In un periodo in cui il mercato internazionale del venture capital mostra anche qualche tensione.
Tre anni di percorso
"Siamo al terzo anno e ci arriviamo con soddisfazione e orgoglio - commenta Luca Remmert, presidente di Neva Sgr -: abbiamo fatto molta strada e siamo cresciuti moltissimo. Il primo fondo ha chiuso il suo periodo di investimento con un anno di anticipo, comportamento non comune e che rappresenta un indice positivo. Ma il vero risultato sarà quando, chiudendo il fondo, avremo effettuato l'exit dalle società in cui abbiamo investito, ma queste avvengono nel tempo".
Uscite (cioè la vendita di quote) che sono già realtà. "La prima è già stata realizzata - prosegue - durante la scorsa estate. Questo significa distribuire agli investitori parte del capitale investito. Un risultato concreto. Averlo fatto a tre anni dal momento in cui la maggior parte degli investitori aveva partecipato al nostro fondo è una soddisfazione grandissima".
Un periodo non facile
Dal 2020 a oggi, tuttavia, Neva Sgr si è mossa in territori insidiosi, a livello globale. "E' stato un portafoglio di qualità e resiliente, nonostante la tempesta perfetta avvenuta tra pandemia, guerre e crisi finanziarie. Ma è cresciuto moltissimo anche il nostro team, piazzate anche a New York e in Silicon Valley: è aumentato il numero, ma pure la qualità e la professionalità".
Chiuso un fondo, se ne fa un altro. Anzi due
E ora si apre una nuova era. "Il primo fondo era da 250 milioni, ma adesso partiamo con altri fondi, con un valore da 500 milioni. Abbiamo alzato l'asticella in maniera forse impensabile, almeno all'inizio - dice ancora Remmert -. La ricetta è fatta di serietà, intensità del nostro lavoro e trasparenza. Un atteggiamento doveroso sia verso gli investitori, sia verso le società che scegliamo di partecipare". I nuovi fondi si chiameranno Neva II e Neva II Italia. Si inizia oggi con la sottoscrizione e si chiuderà nel corso del 2026.
"Duecento milioni sono già stati stanziati da Intesa Sanpaolo sul nostro secondo fondo, dopo i cento investiti nel primo fondo: un segnale di fiducia importante. I pilastri saranno quattro: life science, ovvero scienze della vita, tra staminali e cure oncologiche, ma anche transizione digitale con cyber security e così via. Quindi transizione ecologica-ambientale e infine aerospazio e manifattura. Vogliamo dare il nostro contributo a risolvere alcuni dei problemi che affliggono l'Italia, ma anche il mondo e l'umanità".
Investiti 170 milioni in 40 società
Soddisfatto anche Mario Costantini, amministratore delegato e direttore generale di Neva Sgr. "Neva First è stato pensato per gli investimenti globali, Neva First Italia è stato dedicato alle realtà nazionali e Fondo Sei per lo sviluppo degli ecosistemi innovativi italiani: in tutto sono stati circa 170 i milioni di euro investiti in oltre 40 società altamente innovative e in forte crescita".
In questo momento il plusvalore rispetto al capitale investito è di circa 50 milioni: "Rispetto al costo delle società che abbiamo comprato, il portafoglio garantisce un ottimo numero in termini di resa. Molte di queste società sono entrate nell'utimo anno e anno e mezzo e molte si occupano di biotecnologie".
"E' importante costruire un portafoglio diversificato, ben bilanciato: sia per settori che per geografia e profili di rischio. Ma anche in termini di tempi di distribuzione del capitale. Questo ci permette di navigare in tempeste perfette, ma anche allocare risorse in maniera dinamica sulla base di dati e informazioni".