"Vergognosa disposizione massiccia delle forze dell’ordine" così commentano associazioni e sindacati di Non una di meno, Cgil, Fiom, Se non ora quando, che stanno presidiando questo pomeriggio davanti all'Ospedale Sant'Anna contro la stanza dell'ascolto, lo sportello per le donne che vogliono interrompere una gravidanza gestito tuttavia da un'associazione antiabortista. A dare il proprio sostengo anche Askatasuna.
Sul posto sono presenti Carabinieri e Polizia per garantire l'ordine pubblico.
"Le forze dell’ordine non ci stanno lasciando spazio per il presidio costringendoci a concentrarci in mezzo alla strada" lamentano tuttavia i manifestanti riuniti oggi dalla rete Non una di meno in occasione della Giornata Internazionale per l'aborto sicuro.
I commenti
“Sono felice che anche il collega e amico Federico abbia potuto apprezzare l’assoluto rispetto dell’autodeterminazione della donna da parte della stanza dell’ascolto, un modello che ha già fatto scuola con la norma nazionale che apre ad esperienze analoghe nelle case di comunità. In Piemonte siamo avanti perché partiamo dal doppio livello di evidenza pubblica che ogni anno le associazioni di tutela materno-infantile sono chiamate a superare per l’iscrizione al registro delle ASL e per accedere al fondo regionale, così da garantire serietà, esperienza, professionalità e delicatezza dei volontari - dichiara da parte sua l’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone, che commenta poi la manifestazione di oggi fuori dal Sant’Anna -. Più che a favore dell’aborto la manifestazione odierna mi sembra una preoccupante espressione di odio meramente partitica verso un’associazione di volontariato che fornisce aiuto solo a donne e coppie che lo chiedono. Dopo innumerevoli ricorsi al TAR tutti falliti, ora fingono che il Movimento per la Vita, che anima la stanza dell’ascolto al Sant’Anna, sia un’operazione di facciata, ma in un anno di progetti Vita Nascente ha sostenuto con prodotti per l’infanzia e servizi ben 108 madri sul totale di 478 aiutate nella Regione Piemonte”.
"Aperta lo scorso 9 settembre, la stanza nei fatti non esiste, come il nostro recente sopralluogo ha dimostrato e ben documentato. Esiste la volontà di fare propaganda usando il corpo e la libera scelta delle donne" aggiunge in una nota stampa Cgil Torino.
"Pensiamo che le risorse pubbliche debbano essere destinate a progetti per il rafforzamento dei Consultori pubblici e dei servizi diffusi sul territorio dedicati alla salute delle donne e alla prevenzione. Consideriamo urgente, inoltre, la riapertura del Centro Nascite, di recente soppresso dalla stessa Giunta piemontese che ha dirottato ingenti somme sul Fondo Vita Nascente e la famigerata stanza proprio presso il Sant’Anna. La CGIL Torino ha promosso, insieme alla CGIL Piemonte e Nazionale e a SeNonOraQuando?, un ricorso al TAR per cui siamo ancora in attesa di udienza, e segue con attenzione tutte le iniziative a contrasto di scelte oscurantiste che ledono il diritto delle donne di decidere in libertà del proprio corpo, come sancito dalla legge 194 che regolamenta, dal 1978, l’interruzione volontaria delle gravidanze e che deve essere resa pienamente esigibile. La lotta delle donne deve diventare la lotta di tutte e di tutti. Invitiamo tutte le cittadine e i cittadini a prendere parte alla manifestazione per difendere un diritto inviolabile, messo fortemente in discussione dall’operazione anti-abortista della Regione Piemonte."
“Dopo il sopralluogo di giovedì mattina dentro l'ospedale abbiamo ritenuto necessario esserci anche oggi, nella giornata internazionale per l’aborto sicuro, al presidio indetto da Non Una Di Meno davanti all’ospedale Sant’Anna” spiega Sara Diena, capogruppo di Sinistra Ecologista in Comune a Torino. “La stanza dell’ascolto è in realtà una stanza del giudizio nei confronti delle donne e delle persone trans* e non binarie che dovrebbero avere il diritto di scegliere liberamente sul proprio corpo e sul proprio futuro, l'ennesimo attacco patriarcale in un una società che è ancora lontanissima dal riconoscimento di pieni diritti - dicono Diena e Alice Ravinale, capogruppo di Avs in Regione Piemonte - Ci chiediamo inoltre a cosa serva uno schieramento così ingente di forze dell’ordine: l'ospedale ostetrico ginecologico più grande d'Italia non dovrebbe certo essere "difeso" da una manifestazione pacifica che chiede pieno accesso alle cure e ai diritti per le donne e per tuttə”.
"La stanza anti-aborto all’Ospedale Sant’Anna, l’ennesimo regalo alle associazioni pro-vita dopo gli stanziamenti milionari del Fondo Vita Nascente, deve chiudere.
Lo ribadiamo anche oggi, in occasione della giornata Internazionale per l’aborto libero e sicuro, prendendo parte al presidio davanti all’ospedale Sant’Anna di Torino. La legge 194 non può essere continuamente messa in discussione dalle politiche del Centrodestra, ogni donna deve poter decidere sul proprio corpo senza condizionamenti.
La Giunta Cirio pensi ad aiutare davvero le famiglie, ad esempio abbattendo le rette degli asili nido, assumendo personale sanitario, incrementando i servizi per la prima infanzia, potenziando i consultori e assicurando la presenza di medici non obiettori nelle strutture sanitarie. Eviti di ritagliare spazi pubblici destinati alla propaganda di associazioni di evidente stampo antiabortista.
Riteniamo inoltre smisurato un dispiegamento così massiccio di forze dell’ordine di fronte ad un ospedale durante una manifestazione pacifica. Quando sono gli antiabortisti a monopolizzare il piazzale con i loro volantini dal contenuto ideologico, volto ad intercettare le donne che intendono interferire con la libera scelta delle donne, tutto è concesso.
Al "moderato" Cirio chiediamo di chiarire la sua posizione. Dirsi dalla parte delle donne e, al contempo, appoggiare le politiche antiabortiste di Fratelli d’Italia, ci fa capire quanto le sue non siano altro che parole di facciata" commenta Sarah Disabato, Capogruppo regionale M5S Piemonte.
"La nostra presenza al presidio di questo pomeriggio di fronte al Sant'Anna ha voluto dare forza a tutti coloro che non accettano l'iniziativa patriarcale e retrograda del governo di destra che guida il Paese e la Regione che, con subdoli attacchi alla 194, fa ideologia sul corpo della donna. Abbiamo manifestato per dire no alla stanza dell'ascolto e per ribadire con energia, insieme e in una piazza eterogenea molto partecipata da donne, uomini, ragazze e ragazzi di ogni età che la necessità è quella di sentirsi garantire nelle proprie scelte, protette e accolte. Il diritto all'aborto libero e all'autodeterminazione della donna vanno difesi. All’interno delle strutture sanitarie e pubbliche, le donne devono trovare in primo luogo professionisti, non volontari con l'obiettivo di reindirizzare le loro scelte, in momenti di fragilità. Il gruppo del Partito democratico in Consiglio regionale ha chiesto, con un’interrogazione urgente all’assessore Marrone, quale sia la reale attività del servizio finanziato dalla Regione, e siamo in attesa di conoscere da lui nella discussione dei question time di martedì dati reali" dichiarano la presidente del gruppo consiliare del PD Gianna Pentenero, le consigliere Nadia Conticelli, firmataria dell'interrogazione urgente, e Simona Paonessa.