Un’illusione ottica e nulla di più. Se nel 2024 la spesa dei torinesi è aumentata dello 0,5% rispetto al 2023, per un totale di 2.609 euro al mese, la colpa è soprattutto dell’inflazione, che ha fatto crescere i prezzi e non i consumi.
Rinunciare al cibo
Tanto che i torinesi hanno rinunciato anche al cibo (-2,9% nonostante l’inflazione), mentre le spese non alimentari crescono soprattutto per fare fronte a bollette e utenze sempre più care (+1,1%).
Una famiglia su tre è fragile
E la percezione di se stessi e delle proprie possibilità chiude il cerchio: sono sempre di più le famiglie che si definiscono in condizione di debolezza: sono diventate quasi una su tre, arrivando a sfiorare il 30%. “C’è una sofferenza nella gestione delle spese famigliari - dice Dario Gallina, presidente della Camera di commercio torinese -, logorati anche dall’aumento dei prezzi”.
Sempre meno risparmi
Le famiglie che riescono a risparmiare sono meno di una su cinque (19,6%), mentre questa possibilità si annulla per i nuclei in condizione di debolezza. In generale, il 65% delle famiglie lamenta un minore potere d’acquisto. Nella fascia di debolezza, questa percezione sale all’81,4%.
A cosa si rinuncia
Tra le rinunce più diffuse che i torinesi sono costretti a fare ci sono scarpe e vestiti (-12 euro), ma anche mobili e arredi (-8 euro) e cura personale (-5 euro).
Crescono le spese per il pasto fuori casa (+6 euro), anche per uno smart working sempre meno diffuso e le spese per i viaggi e le vacanze (+15 euro) anche se riguardano soprattutto le fasce agiate, mentre chi ha difficoltà economiche di limita a piccole gite fuori porta. Si sconta anche un aumento dei prezzi dei biglietti per spostarsi.
Spese per la salute e liste d’attesa
Si spende di più anche per le visite mediche (14 euro in più). “C’è bisogno di salute, una spesa obbligata - aggiunge Gallina - e forse anche qui si vede l’effetto del Covid sulla cura delle proprie malattie. Anche a costo di pagare un esame visti anche i tempi delle liste d’attesa pubbliche”.