Andrea Perusin, direttore regionale di Intesa Sanpaolo Piemonte sud e Liguria, è ottimista sulla tenuta dell'economia piemontese e nazionale. Recentemente, Intesa Sanpaolo ha pubblicato il “Monitor dei Distretti del Piemonte fine 2024” che esamina l’esportazione dei distretti piemontesi e che mostra una tenuta, anzi un miglioramento, dei dati sull’export, vero e proprio termometro della tenuta economica. A "Podcast a Domicilio" Perusin ha analizzato la situazione e le prospettive delle imprese del territorio.
"I dati - spiega - raccontano di una situazione piemontese che gode di una buona dose di benessere. I nostri distretti sono sicuramente un punto di eccellenza su scala nazionale, seppure in una situazione di incertezza globale manifestano una tenuta e anche un miglioramento dei dati delle esportazioni. Vediamo una crescita in buona parte dei distretti o comunque un mantenimento di valori che erano già arrivati ai massimi storici negli ultimi anni".In Piemonte, la tenuta riguarda i distretti agroalimentari o del dolciario, mentre la fatica maggiore quelli di meccanica e moda. La chiave? Mantenere alta la qualità dei prodotti, vera peculiarità delle imprese italiane: "L'Italia e il Piemonte in particolare si caratterizzano per un'estrema qualità di prodotto. Questo è storicamente riconosciuto per aver potuto sviluppare una qualità di prodotto eccellente, anche in virtù del fatto che storicamente hanno impiegato l'innovazione nella produzione di prodotti. È il punto di forza che ci ha consentito anche di attraversare periodi complessi da un punto di vista economico. Inutile competere con paesi che invece vivono di abbattimento sostanziale dei costi. Il mercato sta andando verso una ricerca di qualità maggiore, questo su scale internazionali. Io credo che l'Italia è in grado di avere la propria parte.".
Investire in innovazione, quindi, secondo Perusin è la soluzione per resistere alle turbolenze della situazione economica mondiale. Innovazione che è in parte facilitata dalla dimensione delle aziende italiane, in maggior parte medie e piccole, anche se è proprio la piccola dimensione che le rende più soggette a subire le crisi. "Pensiamo anche solo a 5 anni fa - dice - eravamo nel pieno del periodo Covid. Ciò che l'Italia e il Piemonte sono stati in grado di fare è stato quello di continuare a investire sul futuro. Siamo diventati maestri in ricerca e sviluppo, nel brevettare nuovi soluzioni di prodotto nel poter svolgere dei processi produttivi con la massima efficacia in termini di attrattività rispetto ai mercati, soprattutto esteri. Da un certo punto di vista essere aziende piccole è un punto di forza, rispetto alla qualità di prodotto. È chiaro che una dimensione di scala più grande consente di essere un po' più resistenti alle pressioni di crisi internazionali che possono effettivamente dare noia alla dimensione più piccola. Però è chiaro che la dimensione delle imprese italiane è che siamo piccola e media impresa, e rappresenta un punto di forza. L'impresa nasce da idee familiari in Italia e questo credo che porta l'imprenditore a non staccarsene mai".
L'incertezza attuale, resa più grave dalle politiche statunitensi, ha colpito duramente il settore chiave dell'automotive. La risposta, però, è sempre la stessa: innovazione. "È evidente che le politiche americane in questo momento possono aver creato degli elementi di incertezza ulteriori rispetto a quelli che abbiamo visto. Le politiche di cambiamento che coinvolgono il mondo dell'automotive hanno rappresentato degli elementi di difficoltà su scala internazionale, quindi sulle catene di fornitura piuttosto che su aziende domestiche. L'innovazione diventa una risposta obbligata a un periodo di forte cambiamento del sistema economico che stiamo osservando e stiamo vivendo".
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