Da ‘La Tuno Balseno’, la caverna nascosta in mezzo a un bosco di larici, dove i bambini, se ne superavano la soglia, venivano rapiti da creature mostruose, al ‘Lou Biâl dâ Bësé’, la roggia costruita dal diavolo in cambio della ragazza più bella del borgo, la storia dei luoghi di Perrero viene preservata tra le pagine dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano.
Domani, sabato 31 maggio, alle 17, al tempio valdese di piazza Umberto I a Perrero, si presenterà l’ultimo numero dell’Atlante, contenente oltre 1.582 toponimi raccolti in quarant'anni di ricerca, per raccontare luoghi e tradizioni del territorio.
“Perrero presenta una vasta superficie di 63 km², seconda solo a Prali nella zona, ma ha una popolazione ridotta di circa 560 abitanti” riassume il ricercatore Franco Tron, che spiega come in questi quarant’anni la raccolta delle informazioni sia stata complessa: “La scomparsa degli informatori anziani e la carenza dei raccoglitori volontari hanno reso il lavoro di ricerca sul campo una vera e propria sfida”.
Il progetto dell’Atlante, partito nel 1983 dall’idea del professor Arturo Genre, linguista ed esperto di fonetica dell'Università di Torino, fu avviato con l’obiettivo di intraprendere una ricerca culturale per censire e documentare i toponimi del Piemonte montano, coinvolgendo 558 Comuni.
Nel caso di Perrero c’è qualche complessità in più rispetto ad altri paesi: nel 1928 sotto questo nome vengono raggruppati 8 Comuni (Perrero, Chiabrano, Traverse, Maniglia, San Martino di Perrero, Riclaretto, Faetto e Bovile) e questo è stato un ulteriore ostacolo per la ricerca, che ha cercato di coinvolgere, nel corso del tempo, informatori specifici per ciascuna di queste aree storiche.
“Molti toponimi erano stati raccolti in precedenza ma una gran parte non era sistematizzata, negli ultimi dieci anni ho cercato di velocizzare il processo” spiega Tron che racconta di come all’interno del volume ogni toponimo è associato a una scheda dettagliata che include le coordinate, l’altitudine, il significato ed eventuali nomi alternativi dei luoghi.
I toponimi possono variare dal racconto di una leggenda sul trasporto dei morti da Massello a San Martino, come nel caso del ‘Lou bâ Jouann’ ai ‘Lou curucucchou’, i cumuli di pietra simili a nuraghe, trovati misteriosamente in zone di pascoli e radure.
“Interagire con gli informatori anziani è stato un aspetto gratificante della ricerca, mi ha fatto capire come la toponomastica sia fondamentale per riscoprire e preservare la storia e le tradizioni di un luogo” sottolinea Tron. Il futuro di queste ricerche per l’Atlante però è a rischio, perché sono cessati i finanziamenti regionali e i volumi non sono più distribuiti gratuitamente che spiega come questo aspetto sia sempre più difficile da mantenere, poiché a causa della cessazione dei finanziamenti regionali, i volumi pubblicati non saranno più distribuiti gratuitamente. Questa situazione rende incerta la pubblicazione dei volumi futuri.
La pubblicazione del numero dedicato a Perrero è stata possibile grazie ai fondi messi a disposizione dall’Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino e durante la presentazione di sabato si potrà acquistare il volume a un prezzo ridotto di 28 euro.
Oltre a Franco Tron interverranno anche Federica Cugno, caporedattrice dell’Aptm; Alberto Ghia, responsabile scientifico del progetto di ricerca; Daniele Salengo, presidente dell’Associazione Vallescura e il sindaco di Perrero Laura Richaud.