L’età media degli imprenditori nel 2024 è 52 anni: emerge dall’analisi di Confesercenti Torino e Provincia elaborata su dati Inps, Istat e della Camera di Commercio. Un vero e proprio inverno demografico del lavoro, sempre meno giovani iniziano un percorso imprenditoriale, manca il ricambio generazionale e spesso non si raccoglie l’eredità aziendale dei genitori. Ne ha parlato al Podcast a Domicilio Carlo Chiama, il direttore di Confesercenti Torino e Provincia, tra analisi e proposte.
"Il settore del turismo e della ristorazione impiega di più i giovani e le donne, è un settore in controtendenza con quelli più tradizionali, ma non basta. Sono lavori che vanno in controtendenza ai tempi del riposo e per molti giovani non è appetibile. In parte ci sono anche comportamenti speculativi, come l'applicazione dei contratti pirata che fanno sì che i giovani cerchino altri impieghi e fanno concorrenza sleale agli imprenditori che offrono contratti migliori". Analizza così Carlo Chiama il problema del ricambio generazionale nelle imprese italiane. Il motivo: calo numerico dei figli - di tutti, quindi anche degli imprenditori - e la natura del lavoro nel settore del turismo e del commercio. "È faticoso, gli orari di apertura sono ampi e i figli hanno l'ambizione di fare altre attività. Per questo dobbiamo guardare ai fenomeni migratori, da lì può venire una risposta importante per finire dei servizi adeguati".
Il tasso di imprenditoria da parte degli stranieri in Italia è infatti in aumento da 15 anni, ma secondo Chiama vanno inclusi di più nella vita sociale ed economica, altrimenti si creano ghetti e da risorsa diventa un problema da gestire. Servono politiche ragionate, dice, sia per i giovani che per la forza lavoro straniera: "Chiediamo politiche adeguate sia all'incentivo all'assunzione dei giovani, sia delle politiche per l'inserimento lavorativo degli stranieri più strutturate. Per i pensionati invece si deve fare riacquisire il potere di acquisto che hanno perso".
Perché se nel caso dei giovani il problema è il tasso di inattività, e per gli stranieri il rischio di isolamento, per gli anziani è in corso un calo del loro potere di acquisto. Tutti fenomeni che fanno ristagnare l'economia. "Bisogna mettere più soldi in tasca ai consumatori e alle famiglie dice Chiama -, questo può alimentare i consumi interni e sostenere il pil del paese. Chiedevamo la detassazione dei rinnovi contrattuali, non c'è stata ma se venissero detassare le tredicesime e le quattordicesime anziché togliere pochi euro di IRPEF a tutti, si darebbe una spinta ai consumi che inciderebbe in modo diretto sul PIL".
Infine, uno spunto anche sugli acquisti online, con gli e-commerce che sono diventati parte integrante delle abitudini degli italiani ma che godono di uno status di favore, mentre i negozi di prossimità fanno fatica. "Chiediamo uniformità di tassazione e di regole - commenta Chiosa - Con le norme non si possono cambiare le abitudini dei consumatori, però bisogna far pagare il giusto ai grandi marketplace e quelle risorse devono essere destinate a valorizzare il commercio di prossimità". Un esempio c he porta sono i saldi: online ci sono in continuazione, e in tantissimi casi sono vere e proprie truffe. Per i commercianti, invece, devono essere verificati e avere una reale diminuzione di prezzo, e solo in certi periodi.
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