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S. Salvario / Lingotto | 05 dicembre 2025, 10:40

"Mai usato la luce e ora dobbiamo pagarla": i mercatari pronti a passare alle vie legali contro il Comune di Torino

La Città di difende dicendo che i controlli sui consumi non spettavano a lei

Immagine d'archivio

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Si alza il livello dello scontro con il Comune di Torino e gli ambulanti annunciano: "Siamo pronti a passare alle vie legali". La questione è annosa e risale alla messa in liquidazione del Cism il consorzio che gestiva la corrente in alcuni mercati, per un debito accumulato di 900mila euro.

Consumi mai effettuati 

Il Comune di Torino ha deciso quindi di prendere in mano la situazione da marzo, ma ora chiede ai mercatari di pagare le bollette per un valore di circa 130mila euro. E proprio qui nasce il problema. Secondo il Goia Fenapi diversi operatori si sono visti addebitare consumi in alcuni casi mai effettuati.

Nessuna differenza tra i banchi

Visti i problemi con il Cism infatti, come chiarisce il presidente Giancarlo Nardozzi, molti ambulanti negli anni si sono dotati di batterie elettriche autonome. A questo si aggiunge che non è stato fatta alcuna differenza all'interno della categoria. Ad esempio a chi banchi di alimentari sono arrivate richieste da 400 euro a chi usa i frighi (pescivendoli, macellai), ma anche a chi vende caffè, caramelle e biscotti e di fatto usa poca luce.

"Chi ha consumato - chiarisce Nardozzi del Goia - non si oppone, ma il principio applicato dalla Città non va bene. Tra lavori e spostamenti, avremmo avuto diritto agli sgravi ma nessuno ci ha mai risposto. Adesso viene fuori questo problema".

Palazzo Civico si difende 

Palazzo Civico però si difende e chiarisce come i controlli sui consumi non spettavano alla Città e l'idoneità degli allacci era in capo a ciascun mercato. A volerci vedere chiaro è il consigliere comunale della Lega Giuseppe Catizone, che vuole sapere i criteri della "ripartizione forfettaria e indiscriminata dei costi di gestione e utenze ex-Cism su tutti gli operatori mercatali, inclusi i non fruitori del servizio".

Lega all'attacco 

"Molti operatori - chiarisce l'esponente del Carroccio - avevano regolarmente versato le quote di servizio al Cism e si trovano ora costretti a pagare una seconda volta, subendo un danno economico ingiusto". "Il principio di equità amministrativa dovrebbe prevedere che i costi siano imputati secondo l'effettivo consumo ("chi consuma paga") e non secondo una logica di solidarietà forzata tra operatori incolpevoli" conclude Catizone.

Cinzia Gatti

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