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Scuola e formazione | 23 settembre 2019, 09:35

Laboratorio di educazione civica, legalità e agromafie al liceo D’Azeglio di Torino

Iniziativa di Coldiretti Torino con Antonio Rinaudo già magistrato alla Procura della Repubblica di Torino, oggi componente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare

Laboratorio di educazione civica, legalità e agromafie al liceo D’Azeglio di Torino

Laboratorio di educazione civica, legalità e agricoltura. E’ questa l’iniziativa organizzata da Coldiretti Torino, al liceo Massimo D’Azeglio di Torino, in collaborazione con Antonio Rinaudo, già magistrato alla Procura della Repubblica di Torino, alla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, attualmente componente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare.

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, spiega: «Con la crescita dell'interesse intorno al tema del cibo e dell'alimentazione, la criminalità nel settore agroalimentare è aumentata vertiginosamente. Infatti, dal 2011 al 2018, il volume d'affari delle agromafie è più che raddoppiato, superando i 25 miliardi di euro all'anno. Dalle contraffazioni alimentari al lavoro irregolare, le agromafie sono un pericoloso fattore di rischio per l'economia e la società. Tuttavia, ognuno di noi può reagire attraverso scelte di consumo consapevoli che prediligano il rapporto diretto con i produttori e la disintermediazione della filiera. Trasmettere alle giovani generazioni la consapevolezza legata al potere d'acquisto è fondamentale per indurre un cambiamento verso la legalità e la partecipazione attiva: ecco l’obiettivo del laboratorio di educazione civica, legalità e agromafie avviato a Torino da Coldiretti con gli studenti del Liceo Massimo D’Azeglio».

Attraverso questo percorso, negli incontri con il presidente di Coldiretti Torino Fabrizio Galliati e con l'ex Procuratore Antonio Rinaudo, sei classi del liceo torinese avranno l'opportunità di riflettere sul tema della legalità, con un focus particolare sul settore agroalimentare. Il percorso si è avviato nei giorni scorsi, con un’assemblea plenaria, con l’obiettivo di fornire agli studenti un quadro sull’agricoltura e le reti criminali a essa connesse. Seguirà un ciclo di tre incontri dove l’ex procuratore Rinaudo, prenderà in esame un caso giudiziario concluso per riflettere in maniera attiva sulle attività delle reti criminali e sui ruoli delle istituzioni giudiziarie. Il laboratorio si chiuderà con un’assemblea plenaria dove gli studenti simuleranno un processo assumendo i ruoli dei personaggi coinvolti nell’inchiesta. La conclusione di tutto il percorso è prevista per fine gennaio 2020.

Antonio Rinaudo, spiega: «Gli incontri sono importanti per portare a conoscenza degli studenti che i fenomeni mafiosi oggi non si manifestano solamente nei settori classici quali: sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo e vendita di stupefacenti. Oggi abbiamo mafie con i colletti bianchi che si inseriscono all’interno dei consigli di amministrazione delle società e gestiscono i capitali illeciti acquisiti anche all’interno del settore agroalimentare che - come sappiamo - per le mafie è uno dei settori più redditizi».

«Attraverso gli incontri con gli studenti – aggiunge e chiude Antonio Rinaudo – ho l’occasione di spiegare ai giovani, e anche alle loro famiglie, che oggi educazione alimentare non significa solo sapere cosa mangiare, ma come acquistare gli alimenti in modo corretto. E questo, ad esempio, presuppone una conoscenza deli canali distributivi del cibo e della Gdo, Grande distribuzione organizzata. Questo presuppone essere informati sui meccanismi di formazione del prezzo, a partire dal prezzo pagato al campo agli agricoltori, sino al prezzo pagato dai consumatori per portare gli alimenti in tavola. Il prezzo finale pagato dal consumatore può anche essere condizionato da diversi fattori di illegalità…».

Comunicato stampa

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