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Cultura e spettacoli | 11 aprile 2020, 21:01

"La cultura LGBT è resiliente di natura: ora uniamoci perché CasArcobaleno non chiuda" [INTERVISTA]

Il presidente di Arcigay Torino Riccardo Zucaro: "Dopo l'emergenza, pensiamo a come migliorare la situazione di tutte le realtà del terzo settore che si occupano di soggettività marginalizzate"

"La cultura LGBT è resiliente di natura: ora uniamoci perché CasArcobaleno non chiuda" [INTERVISTA]

Riccardo Zucaro, lo scoppio dell’emergenza Coronavirus ha interessato anche tutte le attività del comitato torinese di Arcigay. Guardando alle iniziative in campo culturale, che cosa è stato compromesso e come vi siete riorganizzati, per portare avanti il lavoro?

Come molte altre organizzazioni, anche noi abbiamo dovuto sospendere tutte quelle attività fatte in presenza fisica. Ad esempio, avevamo in progetto un momento formativo sulla salute, diverse presentazioni di libri, i cineforum, oltre ai consolidati gruppi di auto mutuo aiuto. Alcuni servizi di ascolto e accoglienza, specie per i richiedenti asilo, li stiamo prendendo in carico via mail per poi fornire un supporto a livello virtuale, mentre i gruppi di conoscenza e scambio li abbiamo trasferiti sulle piattaforme online. Ora stiamo cercando di capire se ci sono margini per avviare i nostri cineforum online, che per la comunità LGBTQIA+ sono preziosi e aiutano in questi tempi complicati, Idem per la formazione. Siamo comunque riusciti a realizzare un incontro sulla progettazione via web, cioè quello che le realtà del terzo settore portano avanti sul territorio. 

È stato lanciato nei giorni scorsi un crowdfunding per CasArcobaleno, che dal 2015 si batte contro le discriminazioni e offre servizi di promozione sociale e culturale su temi LGBTQIA. Come sta procedendo la raccolta e quali sono gli scenari futuri, al momento?

CasArcobaleno è un polo aggregativo di associazioni e servizi; basandosi sul volontariato il supporto alle spese arriva esclusivamente dal bar. E diversamente non potrebbero essere sostenute. Per fortuna l’amministrazione comunale ha sospeso l’affitto e la Tari per le utenze non private, ma questo di fatto non comporta l’annullamento, e i pagamenti si presenteranno in futuro. Abbiamo quindi pensato di lanciare il crowdfunding “Restiamo con CasArcobaleno”, perché se  quel posto chiudesse, potrebbe costituire una perdita enorme, a livello di impatto sulla comunità e la cittadinanza. Chiunque condivida i nostri valori di libertà e non discriminazione, e voglia organizzare eventi a tema, lì può farlo senza impegni eccessivi economici o di manodopera. Certo, le prospettive al momento non solo delle migliori, perché i luoghi di aggregazione sono quelli più difficili da far ripartire. La sospensione, se durasse fino all’estate inoltrata, poterebbe metterci in serie difficoltà. Ma abbiamo intanto raccolto oltre 2600 euro in due settimane, e sono arrivate donazioni da tutta Italia, da amiche e amici che hanno attraversato CasArcobaleno negli anni, e anche studenti che hanno donato cinque o dieci euro sottraendoli al loro budget giornaliero. C’è la possibilità di donare fino al 31 maggio su Produzioni dal Basso: e speriamo di poter tornare a far brillare la nostra bella casa. 

Quali sono le richieste che vi giungono da tutti gli affiliati di Arcigay, in questi giorni difficili di isolamento? E con quali proposte culturali e sociali rispondete?

La richiesta più forte è di supporto all’isolamento forzato. Come Arcigay, noi ci rivolgiamo a tutti i soggetti LGBTQIA+ che possono vivere o in contesti di isolamento completo o in ambiti familiari complicati, con genitori o coinquilini che non supportano la loro identità, o comunque in paesi lontani della provincia, dove sono complicate le modalità di interazione. Cerchiamo quindi di tenere loro compagnia attraverso i canali social. Su Instagram è partito il format “Quarantina di secondi”, dove raccontiamo di alcuni argomenti a noi cari, come il poliamore, l’intersezionalità e facciamo il punto su cosa voglia dire stare a casa, Poi ci sono le “Recensioni sveltine” di letture di titoli reperibili presso Nora’s Book Coffee, una delle librerie che può recapitare libri a domicilio. E tutta la diffusone di podcast e video sulle tematiche da noi trattate con più frequenza. Poi c’è l’interazione con gli utenti, fondamentale. Abbiamo infatti avviato il "Tè coi pasticcini in pigiama”, un’ora in cui ci si racconta liberamente come si vive la quarantena, più il gruppo giovani della domenica. Infine, la parte dedicata al supporto. Anche se si vive in contesti tranquilli, questo non significa che non possano sorgere momenti di difficolta, che richiedano un aiuto psicologico. La nostra mail rimane attiva, e noi raccogliamo le segnalazioni da reindirizzare alle persone competenti. Ma stiamo anche cercando anche di avviare altri canali di interazione più immediata. 

Allargando l’orizzonte alle progettualità cittadine per la diffusione della cultura LGBTQIA, sappiamo che la trentacinquesima edizione del Lovers Film Festival, in programma dal 30 aprile al 4 maggio, è stata rinviata a data da destinarsi. Il Divine Queer Film Festival è al momento confermato per il mese di maggio. E anche il Pride verrà ridimensionato, rinunciando al consueto corteo. Puoi parlarci del clima che si respira all’interno dei vari tavoli, per l’organizzazione degli eventi?

Ragionando su questo ridimensionamento degli eventi, mi è venuto in mente il termine resilienza, che a volte è un po’ abusato, ma in questo caso rientra perfettamente nel discorso, perché le persone LGBTQIA+ sono resilienti per forza di cose. Anche a livello storico, si sono sempre rialzate, quando qualcuno ha cercato di metterle a terra. Le soggettività marginalizzate cercano in continuazione l’appoggio della comunità o delle istituzioni, e proprio in questo momento l’unione fa la forza. Il clima è positivo, all’intento delle organizzazioni, anche perché parliamo di eventi con un’importante storicità alle spalle. Il Lovers è arrivato alla trentacinquesima edizione, il Divine alla quinta, così come CasArcobaleno, mentre il Pride festeggia quattordici anni. C’è una maturità alle spalle che ci consente di provare a usare la resilienza come leva per trovare l’alternativa positiva a queste scelte. Il Pride difatto si farà comunque il 20 giugno, perché è quello il mese dell’orgoglio. Per ogni circostanza bisogna tenere conto dell’impatto dei cambiamenti e della loro causa. Pensiamo al Divine. È un festival ormai internazionale, con ospiti da tutto il mondo: ci sarebbe stato il rischio di richiedere la presenza di persone fuori dall’Italia, cosa impossibile, dato che già lo spostamento nel nostro Paese è molto difficile. Insomma, in ogni comitato organizzativo c’è una presa di cura del proprio progetto che non si vuole snaturare, ma si cerca anzi di ricalibrarlo in base alle esigenze di tutti. 

Che tipo di strumenti e misure pensi occorrano per sostenere il lavoro di Arcigay a Torino, una volta passata la crisi sanitaria? 

Secondo me ci sono due punti da sviscerare. Da una parte, serve ragionare su una modalità per ripartire al netto del cambiamento avvenuto. Quindi può essere utile utilizzare questo tempo per ragionare su cosa funziona e cosa no, e poi tornare ad avere chiari gli obiettivi ad ampio e corto raggio. Possiamo usare questo momento di confronto per comprendere dove migliorare e agire quando rientrerà l’emergenza, ma magari non sarà finita del tutto. Dall’altra parte, Arcigay Torino è inserita nel terzo settore, dà supporto alle soggettività marginalizzate. In questo momento si basa sul volontariato, ma di fatto ci sono tante realtà, al suo interno, che hanno visto della progettualità interrompersi, e devono quindi capire come ripartire sul fronte lavorativo. Va fatto un ragionamento anche da questo punto di vista. E lo spunto arriva da un’immagina che sta girando molto sui social, una scritta sul muro che recita: “Non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema!”. Ecco, un evento che stravolge la nostra quotidianità può far emergere tutti i suoi punti di debolezza. Quindi possiamo migliorare la situazione di tutte le realtà del terzo settore che in questo momento stanno patendo parecchio.

Manuela Marascio

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