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Copertina | 01 aprile 2024, 00:00

Annalena Benini e la battaglia contro la violenza sulle donne: "Metterci l'uno nei panni dell’altro essenziale per cambiare in meglio"

La neo direttrice del Salone del Libro racconta la centralità della cultura nella lotta alla discriminazione e alla violenza di genere

Annalena Benini è la prima direttrice donna del Salone del Libro. Ha raccolto il testimone del collega Nicola Lagioia e ha già dato una sua visione della kermesse. Il Salone promette di dare spazio alle molte voci della cultura e quindi anche alla parità di genere. Un aspetto che sta a cuore della neo direttrice. 

Nonostante tutto il lavoro che si sta facendo con i giovani e le scuole, assistiamo ancora a episodi di violenza e di discriminazione di genere. Che cos’è che manca ancora? La cultura e soprattutto la letteratura in questo senso come possono agire per spianare la strada alle prossime generazioni di donne? 

"La cultura e la letteratura - spiega Benini - aiutano sempre il movimento delle persone, aiutano ad andare avanti, a volte anticipano la realtà o ne rivelano le storture, illuminano ciò che prima era in ombra. La lingua stessa aiuta questo movimento, ci sono parole che bisogna usare per nominare la violenza e la discriminazione e la lingua ha il dovere di non arrestarsi davanti a qualcosa pur difficile da dire. Credo quindi che parlare, leggere, ascoltare, metterci una nei panni dell’altra, scrivere, condividere (donne e uomini) sia essenziale per cambiare in meglio, per non rimanere fermi e al buio".

Quali sono secondo lei i libri nella letteratura classica, ma anche moderna e contemporanea, che hanno un ruolo nell’empowerment femminile? 

"Per fortuna si nutre sempre di nuovi romanzi, ma dovrei partire da Saffo: la letteratura comincia con lei e c’è una poesia che si intitola La cosa più bella “Alcuni un esercito di cavalieri, altri di fanti, altri di navi dicono esser la cosa più bella
sulla nera terra, io invece quello che s’ama”. Grazie all’ultimo romanzo di Tiziano Scarpa, “La verità e la biro”, ho ritrovato questo “io invece” (egò dé) penso che sia meraviglioso e che fondi, su tre sillabe, un pensiero anticonformista e una forza dirompente."

Cita spesso Natalia Ginzburg, che trascorse infanzia e adolescenza a Torino e da cui ha tratto anche il titolo del nuovo salone del libro, ma che ruolo ha giocato nella sua vita e nella sua formazione? Perché è così importante?

"Natalia Ginzburg è una scrittrice per me fondamentale, che per prima mi ha fatto pensare: anche io voglio scrivere, anche io forse posso scrivere. L’ho pensato da ragazzina leggendo Lessico famigliare: mi ha provocato il desiderio di raccontare in quel modo apparentemente semplice, intimo, ironico. E sempre le sue parole, i suoi ragionamenti, i suoi articoli e anche le sue opere teatrali mi hanno detto qualcosa in più dei rapporti umani e del mondo, oltre che della letteratura. E Natalia Ginzburg non è solo una scrittrice ma anche una persona che ha lavorato molto anche per i libri degli altri, e che ne ha cercato la bellezza, l’importanza, che ha scritto di libri e che non ha avuto paura di mostrare la sua commozione per un romanzo: penso alla sua recensione de La storia di Elsa Morante sul Corriere della Sera".

Quali libri consiglierebbe ai giovani per comprendere meglio la visione femminile e il ruolo che ha all’interno della nostra società? 

"Sarebbe bello che i ragazzi e le ragazze leggessero anche gli scritti di Carla Lonzi (la Tartaruga li sta ripubblicando tutti) per capire anche che cosa è stato e anche quanto è stato difficile, qual è la direzione, quanto è importante leggere, ragionare, parlare, solo così si superano i tic culturali. Ma non voglio fare classifiche, posso dire che per me sono state molto importanti Emily Dickinson, Simone Weil, Hannah Arendt, Etty Hillesum, Virginia Woolf, ma anche le sorelle Brontë e la loro rivoluzione talentuosa, e tutte le scrittrici e le pensatrici che hanno spinto in avanti l’umanità e la parola".  

Nell’ultima edizione il Salone del Libro aveva ospitato Michela Murgia, come scrittrice come ha contributo a cambiare la storia della letteratura? 

"I romanzi, i saggi, le testimonianze di Michela Murgia ci sono ancora e quindi anche lei c’è ancora. Ha dato tutta sé stessa alle parole e ha posto problemi che prima non si pronunciavano. Ha dato voce e corpo a questioni spinose, antiche e nuove. L’ha fatto con intelligenza, con passione e con generosità. E ha dato coraggio a chi non sapeva di averne".

La prossima edizione che apre a maggio saprà raccontare la visione femminile del mondo attraverso la letteratura e la cultura più in in generale? 

"Faremo del nostro meglio: io ho grandi speranze, stiamo lavorando tantissimo e con allegria, e ci tengo a dire che il Salone è Salone tutto l’anno e dappertutto, grazie anche al Salone off che compie vent’anni. Certo è un ragazzo, ma in tutto questo tempo ci ha insegnato quanto è bello andare animare i luoghi della città, i teatri, le piazze, i condomini, quanto è importante andare nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle bocciofile, nelle biblioteche, portare storie e persone capaci di raccontarle". 

Chiara Gallo

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