Nonostante la crisi e i continui scandali in ambito politico, gli italiani mostrano un rinnovato interesse per i mercati finanziari, anche se rimangono orientati verso i prodotti liquidi. Gli italiani storcono il naso soprattutto per quanto riguarda il dover pagare servizi di consulenza ai professionisti, per cui spesso ci si affida agli amici, i parenti e i colleghi per i consigli di Borsa. E anche una volta che il servizio viene pagato rimane una forte difficoltà nella valutazione del servizio ricevuto e una bassa consapevolezza dell’importanza dello scambio informativo con il consulente.
La ricerca presentata dalla Consob è stata condotta dalla Multifinanziaria Retail Market insieme con Osservatorio su 'L'approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane‘ (GfK Eurisko). Il campione è stato di circa 2.500 famiglie, mentre l'osservatorio ha coinvolto mille famiglie. Il decisore finanziario all'interno del nucleo familiare è di solito il percettore di reddito più elevato in famiglia (o l’uomo più anziano quando nessuno lavora, o la donna più anziana quando non ci sono uomini in famiglia) di età compresa fra 18 e 74 anni, escludendo i soggetti che lavorato nel settore finanziario (bancario, assicurativo e della consulenza finanziaria). Molto importante sotto questa ottica è il discorso del Gender Gap o disparità salariale, infatti una italiana in media guadagna 0,47 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo.
Aumentare la presenza delle donne nei luoghi di lavoro è importante, ma non basta se non porta anche a nuove politiche di conciliazione e a un modo nuovo di lavorare – da cui possono trarre beneficio tutti, anche gli uomini. Altrimenti quelle stesse donne rimarranno ai livelli più bassi o saranno costrette alla scelta penosa tra carriera o famiglia. Più del 20% degli intervistati dichiara di non avere nessuna familiarità con alcuno strumento finanziario e la stragrande maggioranza degli intervistati non comprende il concetto di tassi di interesse negativi, né conosce fenomeni innovativi quali la consulenza automatizzata (robo advice) e il crowdfunding.
Interessanti anche i dati forniti dal portale specializzato Eotrading
· 80% dei traders abbandona nei primi 2 anni.
· Di tutti i traders, quasi il 40% investe per solo un mese. Entro i tre anni, solo il 13% continua. Dopo 5 anni, solo il 7% resta. I traders con uno storico di 10 anni di investimenti negativi continuano ad investire. Questo suggerisce che si continua perché non si è in grado di riconoscere le proprie abilità.
· I trader che lavorano con profitto sono una piccola porzione di tutti i traders – 1.6% come media nel corso degli anni. Tuttavia, questi traders sono davvero molto attivi- sono responsabili del 12% dell’intera attività di investimento.
Il più delle volte le decisioni sugli investimenti non sono basate su ricerche effettuate o su metodi di investimento consolidati, ma sulle emozioni, il bisogno di adrenalina e sulla speranza di fare milioni. Quello che i traders dimenticano è che il trading è una professione e che richiede capacità che si possono sviluppare solo con gli anni. Detto ciò, sii consapevole delle tue decisioni sugli investimenti e sulla visione che hai sul trading. Non aspettarti di diventare milionario per la fine dell’anno, ma tieni sempre bene a mente le possibilità che il trading on line offre.