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Attualità | 17 novembre 2016, 14:51

Ires, istruzione e formazione professionale: in calo la dispersione, cresce la qualità degli apprendimenti

La sfida è qulla di collegare meglio offerta formativa e domanda di lavoro

Ires, istruzione e formazione professionale: in calo la dispersione, cresce la qualità degli apprendimenti

I percorsi di istruzione e formazione professionale hanno fornito un contributo importante ad elevare i tassi di scolarizzazione in Piemonte e, dal punto di vista della qualità degli apprendimenti, a ridurre la quota di studenti con livelli di competenze insufficienti. E’ quanto si ricava dal rapporto Ires sull’Istruzione e Formazione professionale in Piemonte, presento oggi dalla Regione, nell’ambito delle iniziative di avvicinamento alla Settimana Europea della Formazione Professionale.

Nel 2015, infatti, i livelli di scolarizzazione degli adolescenti 14-18enni in Piemonte hanno raggiunto il 95%, un risultato a cui hanno contribuito per il 7,4% i percorsi di istruzione e formazione professionale, che hanno anche favorito la diminuzione del gap tra ragazzi e ragazze e la partecipazione ai corsi degli allievi con cittadinanza straniera.

Al tempo stesso, la dispersione scolastica è calata nella nostra regione dal 22,4% del 2004 al 12,6 del 2015, avvicinandosi molto all’obiettivo europeo del 10% entro il 2020. Un traguardo che, tra l’altro, le ragazze hanno già oltrepassato, con un tasso di abbandono dell’8,4% (contro il 16,6% dei coetanei maschi).

Anche dal punto di vista qualitativo, i risultati dell’indagine internazionale Ocse-Pisa sulle competenze degli studenti quindicenni e quelli delle rilevazioni nazionali Invalsi restituiscono un quadro decisamente positivo, in gran parte grazie alle performance degli studenti che provengono dagli istituti professionali e dalle agenzie formative. Le rilevazioni  INVALSI-SNV 2013/2014 e 2014/2015 relative agli studenti che assolvono l’obbligo scolastico nelle agenzie formative mostrano, in particolare, livelli di apprendimento in italiano e matematica più elevati dei loro omologhi nelle altre grandi regioni del Nord Italia.

 

Per l’assessora all’Istruzione, Lavoro e Formazione professionale della Regione il rapporto Ires  dimostra quanto, ben lungi dall’essere “di serie B”, la formazione professionale rappresenti una più che valida alternativa ai percorsi scolastici canonici. A questo settore il Piemonte ha destinato, nel suo complesso, più di 278 milioni di euro dal 2014 ad oggi, provenienti dal Fondo sociale europeo. Uno impegno importante che, come testimonia l’Ires, sta dando risultati incoraggianti. Un ulteriore contributo al contrasto alla dispersione scolastica è inoltre contenuto nel nuovo atto di programmazione sul cosiddetto “obbligo di istruzione” (la direttiva regionale che consente ai ragazzi di terza media di assolvere all’obbligo seguendo percorsi di istruzione e formazione professionale), che stabilizza e rafforza ancora di più l’offerta formativa finalizzata al conseguimento del diploma o della qualifica professionale.

 

Il rapporto Ires fotografa molte luci, ma anche alcune ombre, legate alle difficoltà di inserimento dei diplomati nel mondo del lavoro e alla formazione degli adulti. Si tratta di criticità, specifica l’assessora, che la Regione Piemonte ha ben presente e su cui intende continuare a lavorare, anche avviando un confronto con le parti sociali e datoriali, per individuare soluzioni volte a realizzare una maggiore rispondenza tra l’offerta di formazione e la domanda di impiego, tenendo conto delle mutate esigenze del mercato del lavoro. La stessa alternanza scuola-lavoro e la sperimentazione del sistema duale contribuiranno a creare un collegamento più stretto tra i mondi dell’istruzione e della formazione e quello del lavoro. La Regione Piemonte, infine, sta scommettendo molto sull’apprendistato come strumento per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, semplificando quello professionalizzante e investendo su quello di alta formazione, con l’obiettivo di formare giovani altamente specializzati in grado di essere impiegati nelle attività di ricerca, sviluppo e innovazione legate all’industria 4.0.

c.s.

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