Piantare un seme per seminare integrazione sociale e lavorativa tra migranti e italiani. Curare un orto per far maturare quella inclusione seminata. Questo l’obiettivo delle due giovani architette, Elena ed Emanuela, che sono dietro l’associazione torinese “Orti Alti”, nel loro progetto – ancora in fase embrionale – “Semi”.
“L’idea,” spiega Elena, “è quella di creare un orto alto sul tetto della scuola materna comunale Bay di San Salvario, per dar vita ad un progetto di inclusione sociale. San Salvario è nota per essere una delle zone più multietniche di Torino, che hanno vissuto nel corso degli anni numerose politiche d’integrazione. La scuola Bay è un chiaro esempio di questa multi etnicità e del successo che le politiche di integrazione hanno avuto.”
Negli anni novanta, infatti, il piccolo asilo aveva chiesto al comune dei finanziamenti per avviare dei progetti speciali che attutissero i conflitti che potevano nascere dall’integrazione nella scuola dei figli degli immigrati che abitavano la zona. Le iniziative avevano funzionato dando vita a classi miste di bambini italiani e stranieri (questi ultimi presenti in maggioranza).
Orti Alti vuole dare una nuova marcia a questa realtà inclusiva, chiamando i genitori dei bambini della scuola materna a coltivare l’orto, cosicché vi sia un incontro di culture che possa vincere qualsiasi pregiudizio.
Il progetto, come anticipato, è ancora in una fase embrionale e al momento sta cercando fondi per la sua realizzazione.
Orti Alti non è tuttavia nuova ad iniziative di questo tipo: nel 2015, l’associazione aveva dato vita al suo progetto pilota “OrtoAlto Le Fonderie Ozanam”, un orto sul tetto del ristorante della cooperativa Le Fonderie Ozanam , finalizzato a produrre vegetali freschi da impiegare nella preparazione dei cibi e creare un nuovo spazio di socialità per tutto il quartiere.
L’orto, che si estende su una superficie di 150 metri quadrati e che da poco ha accolto anche un alveare per la produzione di miele destinato alla vendita, viene coltivato da soggetti svantaggiati e migranti che abitano l’ostello in cui si trova l’associazione delle Fonderie.
Tra qualche settimana, sarà dato avvio a dei corsi di orticoltura e apicoltura sull’orto alto rivolta ad i migranti dell’ostello, coinvolgendoli in un programma di sviluppo delle loro competenze e favorendone l’inserimento lavorativo tramite l’attivazione di tre borse lavoro.
“L’orto alto,” spiega Elena, “diviene così generatore di occasione e progettualità. L’idea è quella poi di aprirlo a tutto il quartiere così che migranti e abitanti del quartiere si conoscano, dando vita a forme di integrazione.”