Mercoledì 22 febbraio a partire dalle ore 20.30, al Teatro Espace di Torino, via Mantova 38, con ingresso libero, sarà presentato InSito – Arte Territorio e Innovazione, progetto pilota che nasce per accogliere il racconto di un territorio, quello torinese, in continua evoluzione e cambiamento.
Dall'inizio del 2000, la città di Torino ha svolto un grande lavoro di rinascita territoriale affiancando la rigenerazione strutturale delle periferie al teatro sociale e il Teatro Espace è stato negli anni promotore e sede di alcuni momenti di restituzione di lavori svolti in diverse occasioni. A fianco di produzioni prettamente artistiche, InSito –Arte Territorio e Innovazionesi propone di portare in scena questi cambiamenti, fatti di realtà “networkate”che si incontrano a Torino ma con sguardo Europeo.
Per questa primissima edizione si è quindi deciso di dare voce e portare a conoscenza la progettazione Erasmus +, con uno sguardo particolare allo SVE – Servizio Volontario Europeo, pensato per dare la possibilità ad associazioni culturali e non di ospitare giovani Europei come volontari, che si inseriscono in varie attività e portano come scambio la proposta di un loro progetto, consono con le tematiche di chi li ospita.
Durante la serata di mercoledì 22 Febbraio il Teatro Espace presenta lo SVE - Servizio Volontario Europeo portando in scena la mostra fotografica “Human-library” e “Foto-telling” curata dalla formatrice Lidia Greco. Alla mostra saranno presenti i sette volontari attualmente accolti da Stranaidea Impresa Sociale Onlus e le due dall’Associazione EUfemia, più alcuni dei volontari italiani rientrati dalle loro esperienze all'estero.
Giovedì 23 Febbraio alle ore 21, andrà invece in scena “ Vernice”, spettacolo teatrale della compagnia Teatro Villaggio Indipendente di Claudio Vittone.
"Le fabbriche dismesse - ha spiegato Massimiliano Giacometti -, racchiudono in sé un fascino particolare e melanconico. Spazi enormi, polverosi e malsani. Oggi, capita spesso di passarci davanti e alcune di esse sono addirittura citate ad esempio nei manuali di storia dell'architettura industriale. Ci si passa davanti ogni giorno e non ci si fa più caso alla loro presenza, hanno smesso di “pulsare”, per tanti anni sono state un punto importante per molte persone. Importante per il proprio vivere e per il proprio “benessere” e malessere purtroppo. Capannoni in disuso da anni".
"Quando iniziammo a confrontarci - ha continuato Giacometti -, a discutere e ad immaginarci, con Claudio Vittone autore del testo e con il Gruppo, di come doveva essere questo lavoro e di conseguenza la messa in scena, ci dicemmo da subito che non poteva essere uno spettacolo celebrativo e non doveva cercare a tutti costi la bellezza della forma, doveva invece evidenziare le ruvidità e le difficoltà della fabbrica. E’ stato determinante partire dalle testimonianze orali, dall’ascolto delle esperienze concrete delle singole persone, della vita vissuta, il “reale” insomma. Lo spettacolo mette a confronto due generazioni: la generazione del passato che ha costruito materia tangibile, ha lavorato sodo per un “progresso” e per il benessere e le giovani generazioni di oggi che non vedono un futuro lavorativo proficuo ma, lo cercano per dare un senso all’oggi con l’impegno e la ricerca attraverso la cultura, per scoprire attraverso la curiosità giovanile forme nuove di esistenza”.